Quella della foto è Villa d’Este, a Cernobbio, sul lago di Como. Nel 2008 la rivista Travel+Leisure l’ha nominata il 15º miglior hotel in Europa mentre nel 2009, la rivista Forbes l’ha nominata il miglior hotel del mondo. Un posto magico e dalla storia affascinante.

Gerardo Landriani Capitani, Vescovo di Como, costruì qui un convento femminile nel 1442. Un secolo dopo, il Cardinale Tolomeo Gallio lo demolì e costruì una residenza per uso personale ribattezzata Villa del Garovo. La villa passó poi di mano in mano e nel 1815 divenne la residenza di Carolina Amalia di Brunswick, Principessa del Galles, moglie separata del futuro re Giorgio IV, che l’acquistò con un rogito in cui procuratore fu Alessandro Volta; la villa venne denominata Nuova villa d’Este. Nel 1873, grazie ad una iniziativa del sindaco di Milano Giulio Bellinzaghi, venne costituita la Società Villa d’Este e l’edificio fu trasformato in un albergo di lusso. Da quel momento prese definitivamente il nome di Villa d’Este.

Il 15 settembre del 1948 fu teatro del celebre “delitto dell’ermellino”: la contessa Pia Bellentani uccise, nel corso di una festa nei lussuosi locali della villa, il suo amante Carlo Sacchi, coprendo la pistola con la sua stola di ermellino.

Ma perché la contessa uccise il suo amante? Ve lo racconto io, ma andiamo con ordine.

Pia Bellentani, nata Pia Caroselli nel 1916 a Sulmona, è l’ultima di sei figli: è educata, credente, passionale, anche un po’ viziata. Appassionata lettrice, sogna il principe azzurro. Ama la cultura e inizia anche a comporre delle piacevoli poesie, chiaramente d’amore. La famiglia Caroselli appartiene alla medio borghesia e può permettersi le vacanze a Cortina d’Ampezzo. Pia ama andarci in villeggiatura e quando ha 22 anni conosce il conte Lamberto Bellentani, uomo elegante e navigato, imprenditore nel campo dei salumi.

Il conte ha quarant’anni quando conosce Pia e rimane folgorato dal suo sguardo intenso e dai capelli neri che gli ricordano quelli della madre. Quando scopre che la ragazza porta anche lo stesso nome dell’amata mamma resta molto turbato. Soffre in realtà di un complesso di Edipo che lo porta a ricercare la figura della madre scomparsa in tutte le donne che incontra. È ossessionato dalla giovane e ne parla con chiunque incontri. Quando un amico banchiere si accorge che la ragazza è la nipote lui grida al miracolo.

Lamberto si affretta a chiedere la mano di Pia e i genitori acconsentono nonostante la differenza d’età. Lui non è bello o affascinante ma è galante e gentile e Pia si sente come l’eroina di uno dei suoi romanzi. Si sposano il 15 Luglio 1938 e Pia diventa la Contessa Bellentani. Vanno a vivere in Emilia, fanno vita mondana e sono presenti su tutti i rotocalchi e le cronache dell’epoca. Dal matrimonio nascono due figlie, Stefania e Flavia, ma Pia è profondamente infelice e annoiata. Come da sua abitudine cerca conforto nei suoi amati romanzi d’amore.

Nel 1941, durante la guerra, si trasferiscono a Cernobbio, sul Lago di Como, e lì Pia conosce Carlo Sacchi. Lui è un industriale della seta che si è fatto da solo. I Bellentani e i Sacchi sono amici: le famiglie si incontrano, cenano assieme, frequentano gli stessi ricevimenti. È sposato con Lilian Willinser, un’ex ballerina tedesca avanguardista e mentalmente molto aperta. Asseconda di buon grado le continue storielle del marito e coltiva l’amicizia delle sue amanti. Lui è rozzo e privo di classe, ma vitale e passionale e Pia si innamora subito. Gli scrive lettere e poesie, si sente rinata. Dopo un anno, però, lui è già stanco della relazione. Finita la guerra, Carlo ricomincia a passare da una donna all’altra. Pia è disperata: gli scrive, lo minaccia, lo lascia e poi ci ripensa. Fa di tutto per salvare la relazione.

L’uomo inizia a trattarla male: la offende, la umilia. Durante le frequenti scenate della donna lui la chiama “terrona” più volte, incurante degli astanti che assistono ai loro litigi. Lei passa spesso le giornate in camera al buio sotto gli occhi del marito che non capisce. Intanto Sacchi inizia una nuova relazione con Sandra Guidi, detta Mimì. Mimì è una donna separata che attende il divorzio per andare a vivere con Carlo in Sud America. È più anziana di Pia e non è bella come lei ma ha una grande carica erotica e non lo opprime con la gelosia.

La moglie del Sacchi decide di inviare alle sei amanti del momento, Pia più altre cinque, una lettera circolare con la quale avvisa le donne che la loro storia è giunta al capolinea e che le sta lasciando. Quando Pia la riceve il seme della gelosia la porta fuori di senno. I due amanti del resto non fanno nulla per nascondersi: vengono fotografati insieme in tutte le località alla moda e fanno vita da coppia regolare. Pia è disperata. Vede la storia d’amore in cui ha investito otto anni della sua vita scivolarle via tra le mani. Una sera lo rincorre con una motoretta mentre lui è alla guida della sua auto e gli si butta addosso. L’uomo è furente quando vede i danni che la ex amante, a terra e ferita per l’impatto, ha procurato alla sua vettura e l’aggredisce verbalmente di fronte a una piccola folla.

La sera del 15 Settembre 1948 a Villa d’Este è in corso una sfilata di moda. C’è tutto il mondo della moda e dell’aristocrazia italiana e non solo. I conti Bellentani e la famiglia Sacchi, con al seguito Mimì, sono invitati e per giunta sono seduti attorno allo stesso tavolo. Alla sfilata segue una cena e poi le danze nel giardino della villa. Sono le 2.00 e Lamberto Bellentani vorrebbe andar via: chiede alla moglie di prendergli il golf nel guardaroba. Pia vede il soprabito del marito, dove l’uomo conserva la rivoltella che porta sempre dietro.

Prende la pistola e la nasconde sotto la lunga stola di ermellino che porta sulle spalle. Torna nel salone e vede Carlo Sacchi, da solo, appoggiato al bancone del piano-bar. Va verso di lui mentre l’amante la fissa con sguardo beffardo, un misto di pena e derisione.

“Cosa vuoi ancora?”

“Stavolta è finita, veramente finita.”

“Cosa intendi?”

“Intendo dire che ti posso anche uccidere. Ho qui una pistola.”

 “Terrona. I soliti romanzi a fumetti, i soliti terroni spacconi. Possibile che non sappiate trovare mai niente di meglio, voi terroni?“

Pia, esausta e ferita nell’orgoglio, estrae dalla stola di ermellino la pistola e spara. Un colpo secco, al petto. Carlo Sacchi la guarda, gli occhi si dilatano e cade a terra. È già morto quando la contessa rivolge l’arma contro se stessa e fa per sparare.

Ma la rivoltella si inceppa.

“Non spara più! Datemene un’altra, non spara più!” urla in preda all’isteria. Poi scoppia in lacrime e si getta tra le braccia del marito attonito.

Cristina Crì

Si definisce una donna innamorata: innamorata della propria famiglia, del proprio lavoro, della vita. Innamorata del suo Andrea. Viaggia spesso per lavoro e piacere e nel poco tempo libero ama leggere, scrivere e collezionare intimo con cui stupire il suo lui.

Architetto e scrittrice, di base a Milano, vive e lavora gran parte dell’anno nella Penisola arabica dividendosi fra la passione per il design e quella per la scrittura.

La trilogia “Il mio Andrea” sorprende il pubblico con un romanzo autobiografico di profonda introspezione che porta il lettore per mano nei difficili meandri dell’amore incestuoso.

Liberatevi da ogni preconcetto e non potrete non amare i suoi personaggi. Calatevi senza pregiudizi nelle sue storie d’amore in cui il sesso, tanto, di qualità e ben raccontato, sarà di ispirazione per i vostri rendez-vous più peccaminosi.