Sensazioni

Cap 11 - Anche i figli crescono

Un'occasione perduta, contrariamente al detto comune, si ritrova sempre,
mentre non si rimedia mai al danno d'un'azione precipitata.

Choderlos de Laclos

Mark si svegliò per primo. Nel buio quasi totale della stanza una sottile lama di luce penetrava da sotto la porta. Aprì gli occhi e attese che si abituassero alla semioscurità.

Non era nella stessa posizione in cui si era addormentato e aveva difficoltà a realizzare quanto era successo. Per un attimo ebbe l’impressione che tutta la serata precedente fosse stata solo un sogno, poi si accorse della ragazza che aveva affianco e si rilassò.

Nell’aria c’era un odore acre di secrezioni miste a sudore che lo eccitarono e nausearono allo stesso tempo. Si chinò sulla ragazza per baciarle una spalla e rimase colpito dall’intenso odore di vaniglia che aveva il suo corpo.

Passò quasi mezz’ora ad osservarla mentre dormiva, ad ammirare il suo bel corpo nudo nella penombra, ad ascoltare il respiro profondo e regolare e ad annusare l’intenso odore della sua pelle. Poi si alzò piano, attento a non fare rumore, e uscì dalla camera.

La casa era una costruzione regolare, con un ingresso che dava su un ampio soggiorno e più in fondo una piccola cucina ben arredata e molto funzionale. Sulla destra c’erano due camere da letto separate da una terza stanza molto piccola usata come cabina armadio comune e sulla sinistra c’era un bagno incredibilmente grande per una casa di quelle dimensioni.

Mark aprì la porta e entrò in una stanza grande quasi il doppio della camera in cui aveva passato la notte. Su un lato c’era una costruzione in legno che ospitava la sauna e su lato opposto una cabina doccia di dimensioni straordinarie e il bagno con il bidet affianco. A sinistra c’era il lavandino sormontato da un grande specchio che copriva tutta la parete, decorato sui bordi con disegni di uccelli e piante. Ma la cosa veramente sorprendente era l’enorme vasca di forma ovale posta al centro della stanza.

Mark si avvicinò e osservò attentamente le grandi bocche laterali per l’idromassaggio. “Una vasca del genere giustifica lo spazio rubato al resto della casa”, pensò guardandosi intorno.

Prese un ampio telo di spugna bianco da una pila di asciugamani puliti

sistemati in ordine su una mensola in un angolo e si infilò sotto la doccia. Il getto d’acqua portò via gli ultimi residui di sonno e con questi le ultime parvenze di irrealtà. Da un ripiano nella doccia scelse un bagnodoccia al muschio bianco e si insaponò con cura; lavò i capelli con la stessa essenza e si risciacquò velocemente. Uscì dalla doccia e legò       l’asciugamano alla vita, poi si sistemò i capelli di fronte allo specchio.

Un fortissimo odore di caffè lo colse di sorpresa. Lo stomaco gorgogliò profondamente e una fame improvvisa lo assalì. Dopo tutto quello che aveva mangiato a cena era strano che avesse ancora appetito; poi gli venne in mente quello che aveva fatto con Cristina dopo la cena e tutto sembrò normale: aveva sempre molta fame quando finiva di fare l’amore.

Uscì dal bagno seguendo l’intenso aroma del caffè e raggiunse la cucina. Cristina era seduta nuda su un alto sgabello vicino ad un ripiano in marmo e beveva caffè da una tazzina blu. Sul ripiano c’era una zuccheriera aperta, una tazza vuota e una caffettiera fumante.

Mark la osservò attentamente alla luce dei primi raggi del mattino: era bellissima con i capelli arruffati, gli occhi semichiusi e la bocca imbronciata. L’aria da diavoletto della sera precedente era scomparsa e quasi magicamente era riapparsa la bambina con le treccine che giocava nel prato con i buffi vestiti che le comprava la mamma.

«Vuoi del caffè?» Chiese lei prendendo il manico della caffettiera e avvicinando il becco alla tazza.

«Sì grazie.» La osservò mentre versava il caffè: il seno sodo con i piccoli capezzoli dritti come sentinelle dondolava dolcemente a ogni suo movimento. Sbirciò le lunghe gambe abbronzate accavallate che all’altezza del pube lasciavano intravedere un cespuglietto di peli ricciuti e poi i bei fianchi tondi così invitanti: il messaggio del cervello viaggiò veloce e subito seguì un’erezione prepotente.

Prese la tazzina e mandò giù una lunga sorsata. Di solito beveva caffè amaro ma era abituato al caffè inglese e aveva scordato quando poteva essere forte quello italiano. Cristina rise alla sua faccia disgustata esibendo un sorriso così accattivante che Mark ne fu immediatamente contagiato e rise a sua volta. Poi gli prese la mano e lo attirò a sé.

Lo graffiò piano sugli addominali, quindi slacciò l’asciugamano lasciandolo cadere e si fermò ad osservarlo nudo sotto la luce del sole. La notte precedente aveva avuto l’impressione che il suo corpo potesse essere come quello di alcune statue che aveva visto sui libri di storia dell’arte, ora poteva ammirarlo con più attenzione.

“Forse è anche meglio”, pensò guardando il suo membro teso e lo tirò di nuovo vicino. Lo baciò piano intorno all’ombelico, poi si sollevò in piedi e lo baciò ancora, stavolta sulle labbra carnose.

«Buongiorno!» Disse mentre si sfregava con tutto il corpo contro quello di lui. «Hai dormito bene?»

«Magnificamente, grazie!»

«Spero che tu abbia riposato dopo le fatiche di stanotte, perché avrei tanta voglia di fare il bis!» Sorrise maliziosa e lo baciò di nuovo.

«Che ne dici ricambiare la visita e dormire da me stanotte!?»

«Veramente io intendevo stamane…» Lo spinse contro il ripiano di marmo e riprese a baciarlo, questa volta con più passione. Dopo pochi istanti si ritrovarono a posizioni invertite, con lei seduta sul marmo freddo e lui che la penetrava con energia tenendole le gambe sollevata per aria.

Fecero sesso per quasi due ore, cambiando spesso posizione e esplorando tutti i luoghi della piccola cucina. Lo fecero sul tavolo in legno, sul lavandino in acciaio, su una delle sedie e perfino in piedi contro il frigorifero.

Lei venne incredibilmente tutte le volte e ogni volta ebbe l’impressione di godere in maniera sempre più intensa. Lui venne quando si sdraiarono per terra e lei montò a cavalcioni su di lui nella antica e collaudata posizione della cavallerizza. Alle dieci si salutarono con la promessa di vedersi per il pranzo e Mark tornò a casa sperando di trovarvi la squadra delle pulizie già al lavoro.

Alle sei di mattina un gruppo di dodici persone aveva iniziato a lavorare per riportare la grande villa a uno stato di abitabilità più che decente e per le dieci, quando il proprietario rincasò, erano già a buon punto. A coordinare lavori c’era la ragazza dell’agenzia, con una cartelletta rossa in mano e un paio di grossi occhiali scuri per ripararsi dal sole del giardino.

Mark scrutò le sue belle gambe mentre si avvicinava e la riconobbe anche se era voltata. Indossava una gonna molto corta, forse più corta di quella che indossava quando l’aveva vista la prima volta, e un top che la copriva fino all’ombelico, senza maniche, elasticizzato bianco, che lasciava scoperta una generosa porzione di pelle non solo intorno alla vita ma anche la schiena e il decolté.

Quando si voltò per rispondere al suo saluto Mark si rese conto che non solo non portava reggiseno ma che con quel sole caldo il top fradicio di sudore offriva una visione nitida e molto arrapante del suo bel seno.

«Signor Goodwind, è un piacere rivederla! Quando siamo arrivati e ho visto che in casa non c’era nessuno ho temuto per un attimo che fosse partito. Poi ho visto la macchina e mi sono tranquillizzata. Come vede ho mantenuto la promessa: fra un paio d’ore avremo finito e lei potrà godersi la sua splendida villa. Intanto, se ne ha voglia, può rilassarsi in piscina: stamane ho dato disposizioni che rimuovessero la copertura e la pulissero. Hanno finito un quarto d’ora fa e nello spogliatoio troverà senz’altro un costume della sua taglia.» Mentre parlava spedita in perfetto inglese Mark non era riuscito a distogliere lo sguardo da quei seni grossi e invitanti che lo tentavano attraverso la sottile stoffa bagnata. Aveva caldo e l’idea di un bagno in piscina era una cosa più che allettante, ma quella ragazza lo aveva quasi ipnotizzato. Ad un tratto un’idea passò come un lampo nella sua mente, si illuminò in un grande sorriso e disse:

«Che ne direbbe di farmi compagnia?! Almeno avrei qualcuno con cui parlare!»

Lei lo guardò dubbiosa, cercando di intuire, attraverso i grossi occhiali scuri, quali potevano essere le sue intenzioni. Lui restava immobile fissandola negli occhi e sorridendo in modo ingenuo e malizioso allo stesso tempo.

“Questo ragazzo ha fascino da vendere”, pensò fra sé e intanto si sentiva sempre più turbata da una sorta di strano magnetismo animale che lui sembrava esercitare su di lei. Alla fine, sorrise e disse:

«Devo sistemare le ultime cose, ma fra dieci minuti sarò da lei.»

«Perfetto!» Rispose lui con uno sguardo pieno di esultanza. «Ma per favore chiamami Mark!»

«D’accordo, Mark! Il mio nome è Eleonora!» E si allontanò in fretta in direzione della casa.

Mark entrò dalla porta principale e constatò lo stato avanzato dei lavori di pulizia: i teli bianchi che ricoprivano tutti i mobili erano stati rimossi, il pavimento in marmo era così lucido che ci si sarebbe potuti specchiare e i tappeti che abbondavano in ogni stanza erano stati battuti e rimessi a loro posto. Tutte le finestre erano aperte e l’odore di muffa che lo aveva assalito il giorno prima era scomparso. Intravide due donne che rifacevano il letto della camera matrimoniale e si affacciò incuriosito.

«Buongiorno.» Disse la più giovane delle due.

«Buongiorno anche lei» rispose Mark con fare cortese «non volevo disturbare, continuate pure!»

«Se ha bisogno di qualcosa, dica pure!» Incalzò l’altra.

«Volevo solo sapere dove avete trovato le lenzuola. lo sono arrivato qui solo ieri e non ho ancora avuto modo di capire dove è conservata la biancheria di casa.»

«È stata la Signorina Eleonora a darci tutto, sono sicura che se chiede a lei saprà indicarle dove trovare quello che cerca.»

«La ringrazio tanto! Continuate pure e scusate ancora per il disturbo.» Uscì dalla stanza e raggiunse la camera dove aveva la sua sacca. L’aria era satura di odore di cera per pavimenti ma la brezza che entrava dalla finestra aperta l’avrebbe portata via in fretta. Cercò il suo costume fra una pila di indumenti accatastati su una sedia, si spogliò e lo indossò rapidamente.

Uscendo dalla stanza incontrò la più giovane delle due donne con cui aveva parlato poco prima. Era ferma al centro del corridoio e lo fissava insistentemente. Mark era convinto che l’avesse visto nudo ma non si preoccupò della cosa. Si avvicinò e con voce calma chiese:

«Nella stanza c’è una pila di indumenti sporchi che vorrei lavare. Potrebbe indicarmi una lavanderia che faccia tutto il lavoro in mezza giornata?» Ora che l’osservava meglio si rendeva conto che non aveva più di vent’anni.

La ragazza arrossì tutta fissando il suo torace nudo, poi parve riprendersi e disse:

«Posso pensarci io! Mia zia ha una lavanderia a Como: se le porto tutto appena finito qui sono sicura che per le sei saranno pronti.»

«Lei è molto gentile. Come faccio per il ritiro dei capi?»

«Non si preoccupi, ci penso io. Devo passare di qui comunque e prima di venire faccio un salto a ritirarli.»

«Non vorrei crearle tanto disturbo!»

«Non si preoccupi, sarà un piacere. Se mi dice dove sono li prendo subito!

«Sono tutti su una sedia nella mia camera.» Con la mano indicò la stanza alle sue spalle. «I vestiti sul letto sono puliti: li può lasciare dove sono.»

«Pulisco l’armadio e poi posso piegarli se vuole.»

«Li lasci pure dove sono, ci penserò io più tardi.»

«D’accordo! Per le sei avrà il resto lavato e stirato.»

«Perfetto! Se per quell’ora non dovessi essere in casa…»

«Io ho le chiavi del cancello piccolo e dell’ingresso della servitù. Non si preoccupi, li lascerò sul letto o nell’armadio. Non intende trasferirsi nella camera matrimoniale ora che è stata pulita?»

«Ci penserò dopo.»

«Se vuole posso portare di lì tutte le sue cose.»

«Lei è molto gentile ma ci penserò da solo, grazie.»

«Si immagini!»

«La ringrazio ancora! Se non dovessimo più vederci le auguro una buona estate!»

«Ci vedremo ancora: verrò ogni mattina per le pulizie. Mi consideri a sua disposizione!» Arrossì nuovamente mentre terminava la frase.

«Perfetto. Allora a presto!» Lei lo seguì con lo sguardo mentre si allontanava in direzione della piscina, sospirando mentre ammirava la schiena muscolosa.

Mark raggiunse la piscina mentre un ragazzo sulla ventina finiva di regolare la pompa per il ricambio dell’acqua e il dosaggio del cloro. Lo salutò con il solito calore degli italiani e spiegò che sarebbe passato ogni due giorni per controllare che tutto fosse in ordine e pulire l’acqua dalle foglie portate dal vento o dagli aghi di pino caduti dagli alberi. Poi si scusò e si defilò velocemente.

Mark salì sul trampolino e saltò in acqua con un tuffo elegante e ben eseguito. Raggiunse il lato opposto con poche vigorose bracciate e si adagiò contro la parete della vasca sostenendosi con le braccia sul bordo. Chiuse gli occhi e si rilassò nell’acqua fresca.

Dopo pochi minuti, lo raggiunse Eleonora. Indossava un bichini giallo mozzafiato, con tanga straordinariamente sgambato e reggiseno a triangolo che a stento riusciva a contenere il seno abbondante. Mark ammirò le belle gambe abbronzate rese sexy da un braccialetto in argento sulla caviglia sinistra e il ventre piatto ornato da un piccolo cuoricino tatuato alla destra dell’ombelico.

«Posso?» Chiese lei mentre scendeva la piccola scala cromata fissata al bordo della piscina.

«Naturalmente! Quando hai fatto quel tatuaggio?»

«Ti piace?» Chiese lei mostrando la pancia fiera. «L’ho fatto due anni fa in Inghilterra. Il ragazzo che me lo ha fatto mi ha assicurato che con questo avrei fatto stragi di cuori, ma si sbagliava.

«Credo invece che avesse ragione: è molto sexy!»

«Sì, ma non sono in molti a notarlo perché è proprio all’altezza della vita e di solito è coperto.»

«Io l’ho notato.»

«Tu mi hai visto in costume!» Rispose lei con un sorriso accattivante.

«Il tuo ragazzo non si ingelosirà sapendo che sei in piscina con me? Potrebbe pensare male!»

«Non è detto che lo venga a sapere.» Sorrise maliziosa e si avvicinò ancora.

«Parlando d’altro, ho saputo che hai chiesto a Maria di occuparsi della lavanderia.»

«Non sapevo si chiamasse Maria: è un bellissimo nome. Le ho chiesto dove potevo portare a lavare i miei vestiti e lei si offerta di pensare a tutto. Mi ha anche detto che si occuperà delle pulizie giornaliere.»

«Veramente si è offerta lei.      Credo che si sia presa una cotta per te!»

«Accidenti, dici sul serio?»

«È l’effetto che fai su tutte, non lo negare!» Intanto gli aveva passato le braccia intorno al collo e lo tentava sfiorandolo sulle labbra con le sue.

«Sì mia cara, posso confermare che è un effetto che fa a molte!» La voce stizzita ma calma era di Cristina che avanzava lentamente costeggiando il bordo della piscina. Indossava un vestito verde lungo, con due spacchi laterali molto alti che ad ogni passo lasciavano le gambe scoperte. La scollatura non era profonda, ma le braccia e le spalle erano scoperte così come anche la schiena. Raggiunse Mark alle spalle e si chinò a baciarlo.

«Ora, se non ti spiace, io e lui avremmo un appuntamento e siamo già in ritardo.» Attraverso gli occhiali da sole lanciò uno sguardo infuocato alla rivale.

«Fate pure tanto stavo per andare.» Rispose calma senza sciogliersi dal suo abbraccio. Poi rivolgendosi a Mark. «Ci vediamo domani, con più calma, per continuare dove siamo stati interrotti.»

Uscì dall’acqua con studiata lentezza, lasciando che il sole illuminasse la sua pelle bagnata. Si asciugò piano indugiando sul seno col telo di spugna, conscia di essere osservata da entrambi e fiera di mettere in mostra la sua parte migliore. Prima di andar via si rivolse nuovamente a Mark:

«Allora a domani!» E si incamminò verso lo spogliatoio.

Mark e Cristina la seguirono con lo sguardo mentre si allontanava, fissando entrambi le lunghe gambe e il sedere sodo e abbronzato. Poi quando sparì alla loro vista lei gli rivolse uno sguardo incredulo e divertito.

«Hai fatto presto a tradirmi!» Disse sfoderando un sorriso ironico e sarcastico allo stesso tempo. «Sono venuta prima pensando che ti stessi annoiando tutto solo e invece…»

«Non sarai mica gelosa?» Chiese lui un tantino divertito dalla situazione.

«Non so se essere gelosa di te o di lei! È davvero una ragazza splendida: mi piacerebbe coglierne il piacere.»

«Allora, vuoi dirmi chi sei veramente?» La interruppe lui. «Pensavo di conoscerti abbastanza bene, ma dopo le ultime ventiquattro ore non ne sono più tanto sicuro.»

«Posso essere chiunque tu vuoi che io sia!» Replicò con aria compiaciuta.

Mark la guardò affascinato e divertito; le passò una mano sul polpaccio e poi sulla coscia e lentamente sempre più su, arrivando a constatare che non portava le mutandine. A quel punto lei si sollevò di scatto e fece un passo indietro. Tolse gli occhiali da sole e guardò Mark negli occhi, cercando di cogliere il desiderio nel suo sguardo, attenta a dissimulare il proprio.

Lasciò scivolare il vestito per terra e attese che lui ammirasse il suo corpo alla luce del sole. Sapeva di essere bella quanto Eleonora, se non di più: quello che voleva era che anche lui se ne accorgesse. Sentiva il suo sguardo sulla pelle e pensava alla splendida creatura che aveva visto poco prima uscire dall’acqua.

Con gli occhi chiusi rivide la pelle abbronzata illuminata dai riflessi del sole e i rivoli d’acqua che cadevano attorno ai fianchi e sul seno abbondante. Ripensò al bel culo sodo messo in risalto dal tanga giallo, ai fianchi stretti e alle spalle larghe che l’avevano colpita sin da quando l’aveva vista abbracciata a Mark appena arrivata alla villa.

Improvvisamente si sentì molto eccitata e a conferma delle sue sensazioni un’umidità familiare si fece sentire fra le cosce. Entrò in acqua lentamente e si rilassò tra le braccia forti del suo giovane amante, lasciando a lui ogni iniziativa. Inarcò la schiena quando lui prese a succhiare i capezzoli induriti dal desiderio e lo lasciò fare mentre in apnea le stimolava il clitoride con la lingua.

Avrebbe voluto essere presa subito, con furia e violenza animalesca, ma lasciò che lui facesse tutto quello che desiderava, tanto più che questo non faceva altro che aumentare il suo desiderio.

Quando sentì di non poterne più lo bloccò con le spalle contro il bordo della vasca e si calò piano sopra di lui. Il pene rigido scivolò facilmente nella vagina bagnata, ma quando raggiunse il fondo lei ebbe un sussulto e per un attimo si fermarono in attesa l’uno di una reazione dell’altra.

Lei gli passo le gambe intorno alla vita e si mosse piano col busto, tentandolo coi seni che scivolavano leggeri sul suo torace muscoloso. Restarono abbracciati in questo modo a lungo, godendo della straordinaria intimità di trovarsi l’uno nel corpo dell’altra. Poi le si mosse, dapprima piano, lasciandosi cullare dal movimento dell’acqua che veniva fuori dalle bocche laterali, poi sempre più velocemente.

Non ci mise molto a venire. Era così eccitata che sarebbe venuta anche se lui fosse rimasto fermo dentro di lei, ma non si fermò quando arrivò l’orgasmo. Continuò a muoversi tenendosi alle spalle di lui e aumentando la forza e il ritmo delle spinte del bacino fino a quanto non sentì che lui le veniva dentro.

Il primo fiotto di liquido caldo la colse quasi di sorpresa, per la quantità e l’intensità con cui si riversò nel suo corpo. Prima del secondo aveva già avvertito una contrazione famigliare intorno all’utero e si lasciò andare godendo insieme a lui. Il secondo orgasmo fu più inteso del primo e la lasciò senza energie.

Si abbandonò fra le sue braccia, lasciandosi sostenere nell’acqua fresca della piscina, sperando che qualcuno, magari sua madre o la vecchia Signora che aveva incontrato la sera prima alla festa in casa sua, stesse osservando dal giardino accanto.

«Se ti dicessi cosa sto pensando in questo momento sono sicura che rabbrividiresti!» Disse con un sorriso intrigante.

«Lasciami indovinare: speri che qualcuno ci stia spiando!?»

«Come hai fatto ad indovinare?»

«Non è stato difficile. Ieri sera abbiamo fatto l’amore nel giardino di casa tua con il rischio che qualcuno ci potesse scoprire; stamattina facevi colazione nuda davanti alla finestra della cucina e poi abbiamo fatto anche l’amore senza preoccuparci di chiudere le veneziane. Per finire quando sei arrivata qui non ti sei creata problemi a baciarmi davanti a una estranea e non hai aspettato che se ne andasse prima di spogliarti: anzi hai aspettato che uscisse dallo spogliatoio e ti vedesse senza vestiti prima di entrare in acqua. Sei molto esibizionista, ma mi piaci anche per questo!»

«Sicuro che la cosa non ti crea imbarazzo? L’ultima cosa che voglio e costringerti a fare qualcosa contro la tua volontà.»

«Non mi crea alcun imbarazzo, stai tranquilla. Anzi, credo di essere un po’ narciso, motivo per cui la cosa mi diverte molto.»

«E non ti creerebbe problemi neanche se io ti dicessi che mi piace molto la tua amichetta?»

«Devo ammettere che mi coglie un po’ di sorpresa, ma non mi imbarazza neanche questo!»

«E che ne diresti di proporle una cosa a tre?»

«Non siamo così intimi e poi, per quanto ne so, ha un ragazzo e non credo che sarebbe disposta a venire neanche con me.»

«Da quello che ho visto prima non le dispiacerebbe affatto rivoltarsi nelle tue lenzuola! Sono convinta che se glielo chiedi non ti dirà di no. Promettimi che lo farai!» Lo leccò piano sulle labbra. «Dimmi che lo farai per me!»

«Ci posso provare, ma non ti prometto nulla! E adesso che ne diresti di andare a pranzo, ho sempre fame quando finisco di fare l’amore.»

«Come vuoi tu! Facciamo una doccia e ti porto in un posto dove si mangia divinamente.»

Dopo pranzo fecero una puntata al lago approfittando della splendida giornata per prendere un po’ di tintarella e godere di un po’ di frescura. Fecero ancora l’amore in acqua e poi si sdraiarono sulla riva per godere del bacio del sole caldo sulla pelle. Cristina prese il sole in topless divertita dallo scandalo creato fra i presenti, soprattutto fra le famigliole in vacanza.

Alle sei, quando oramai il sole cominciava a tramontare, tornarono a casa. Alle nove cenarono con i genitori di Cristina, lieti di trascorrere una serata con la figlia e con il nipote di un vecchio amico di famiglia.

Durante la cena parlarono del passato ricordando buffi aneddoti di quando erano bambini e ridendo rumorosamente di ogni episodio. Alla fine, Mark ebbe l’impressione che i due non conoscessero affatto la figlia: l’immagine che emergeva dalla conversazione era quella della bambina paffuta con le treccine che giocava nel giardino di casa. Entrambi ignoravano o non vedevano di proposito che quella bambina non c’era più e che al suo posto c’era una giovane donna animata da sfrenate passioni.

Del resto, la maggior parte dei genitori sembra ignorare che i figli crescono col passare degli anni; forse è perché anche loro crescono di pari passo con i figli e idealizzarli bambini crea l’illusione che il tempo si possa fermare o almeno rallentare. Ma la cosa che soprattutto sembrano ignorare è che crescono molto più velocemente dei genitori alla stessa età. Le nuove generazioni hanno fretta di vivere e fare nuove esperienze, hanno fame di conoscenza e hanno nuovi strumenti per procurarsela, comunicano fra loro meglio e in modo più diretto, si sono spogliati degli antichi pudori delle generazioni passate e si sentono più liberi di scambiarsi idee e impressioni. Qualcuno dice che si sono uniformati, che hanno annientato l’individualità per il timore di essere giudicati o per passare inosservati; in realtà sono stati in grado di creare una sorta di coscienza collettiva che nasce dalla consapevolezza dell’individuo e cresce con l’esperienza di ognuno e alla quale sono liberi di accedere in qualunque momento della loro esistenza.

In questo senso i genitori di Cristina non costituivano eccezione e l’immagine della figlia bambina che gioca spensierata nel giardino di casa contribuiva a mitigare le loro preoccupazioni.

Dopo cena andarono a ballare in una discoteca all’aperto in riva al lago. Nella folla Mark riconobbe Eleonora che si dimenava al centro della pista in compagnia di un ragazzo all’incirca della stessa età. Intuendo che potesse essere il fidanzato pensò che fosse meglio stare alla larga.

Anche Cristina notò Eleonora. A colpirla erano state le belle gambe e il seno abbondante ma nella penombra non la riconobbe subito. Quando un faro la illuminò in pieno viso ebbe un fremito di eccitazione e si avvinghiò a Mark per potergli parlare da vicino nella confusione.

«Hai visto chi c’è la?» Chiese mentre si strofinava contro il suo torace.

«Ho visto e ho visto anche che è in compagnia!»

«Perché non vai a parlarle della nostra idea?»

«Perché credo che quello sia il suo ragazzo e se ho capito bene il tipo non credo che sarà felice della proposta. E poi, come sarebbe “nostra idea”?! Sei tu che la hai proposta!»

«Credevo che non ti dispiacesse?» Quando imbronciava le labbra era ancora più bella.

«E infatti non mi dispiace ma credimi: è meglio rinviare ad un altro momento.»

«Facciamo così: ci avviciniamo insieme, così lui penserà che stiamo insieme e non avrà sospetti. Al momento opportuno io lo distraggo e tu parli con lei. Che ne pensi?»

«Penso che sei matta!» Emise un piccolo sospiro. «D’accordo andiamo!» La prese per mano e la trascinò verso il centro della pista da ballo.