Sensazioni

Cap 13 - Menage a trois

Dimmi come mangi, e ti dirò chi sei.

Anthelme Brillant Savarin

Mark rientrò in casa eccitato, sorpreso, ma soprattutto deluso. Cristina lo aveva stuzzicato in modo incredibile toccandosi e godendo sfacciatamente di fronte a lui; sapeva che avrebbe mantenuto la promessa e che non avrebbero fatto sesso per tutta la giornata a meno che lui non avesse ceduto alle sue richieste ma si aspettava che almeno fosse disposta a concedergli un po’ di sollievo con una stimolazione manuale. L’averlo lasciato lì, con quella erezione che chiedeva di essere spenta in qualche modo e che ora cominciava anche a fargli un po’ male era una cosa insopportabile.

Entrò in cucina chiedendosi se forse non era il caso di accontentarla. In fondo non chiedeva niente di particolarmente strano o difficile da realizzare; lei stessa si era masturbata di fronte a lui e aveva trasformato l’atto in sé in un gioco erotico particolarmente stimolante. Se avesse accettato di realizzare questa sua innocente fantasia sicuramente lei lo avrebbe ricompensato in altro modo e considerando la ricompensa forse valeva davvero la pena compiere quel piccolo sacrificio.

“Qual è il sacrificio?” Si chiese mentalmente mentre prendeva una bottiglia di succo d’arancia dal grande frigorifero color argento e ne versava il contenuto in un bicchiere piuttosto alto preso dalla credenza sul lato opposto della stanza. “Non voglio masturbarmi di fronte a lei o non voglio dargliela vinta?” Mandò giù una lunga sorsata di liquido arancione e riaprì il frigo per rimettere a posto la confezione. Raggiunse nuovamente la credenza e prese una confezione di croissant che aveva comprato il giorno prima. Ne infilo quattro nel forno a microonde alla destra del frigo, regolò la temperatura e il timer e si andò a sistemare su una sedia vicino ad un tavolo in marmo piuttosto grande sul quale era poggiato il suo portatile.

Lo accese, controllò che ci fosse la connessione alla rete e cliccò due volte sull’icona della posta elettronica. In attesa che il programma si aprisse e scaricasse gli ultimi messaggi andò a recuperare il bicchiere col succo d’arancio che aveva appoggiato sul ripiano vicino al lavello e a controllare la cottura dei croissant. Tornò al tavolo accompagnato dal suono familiare della casella di posta che segnalava nuovi messaggi in arrivo.

C’erano tre email; la prima era di Andrea, che in poche righe lo informava delle sue recenti avventure amorose e lo esortava a scrivere presto. La seconda era di sua madre: aveva chiamato il giorno precedente al telefono della villa ed aveva parlato con Cristina e sollecitava a richiamarla. Adesso sapeva da chi veniva l’informazione sul suo caffè preferito.

La terza era dell’agente immobiliare di Los Angeles che gli annunciava di aver trovato almeno tre appartamenti che rispondevano perfettamente alle sue richieste e inviava le foto e le piantine di questi con la descrizione minuziosa di tutti i pregi e i difetti. Lui le esaminò con cura e la seconda era decisamente la più bella, ma si riservò di prendere una decisione definitiva una volta sul posto.

Il campanello del timer gli annunciò che i suoi croissant erano pronti e lui si alzò immediatamente per evitare che si bruciassero. Li sistemò in un cestino in vimini del quale aveva precedentemente ricoperto il fondo con un tovagliolo di cotone verde, abbassò la temperatura del forno e ne sistemò altri quattro per la colazione della sua adorata torturatrice.

“La verità è che non voglio farlo perché poi ho paura di non poterle più negare nulla. Lei sa già di avermi in pugno e sa bene che può farmi fare quello vuole, ma non voglio che mi trasformi nel suo burattino.” Pensò mentre tornava al tavolo con un croissant in bocca e gli altri in mano.

Rispose a sua madre rassicurandola sul suo stato di salute e sullo stato della villa. Raccontò loro di Cristina, omettendo i particolari più piccanti, e riportò i saluti del padre di quest’ultima. Poi scrisse ad Andrea, informandolo dei suoi recenti amplessi con quella che lui stesso definì la strega del suo cuore. Mentre divorava l’ultimo croissant rispose all’agente immobiliare, ringraziandolo della solerzia e dell’impegno con cui stava lavorando e spiegando che preferiva giudicare di persona l’appartamento nel quale sarebbe andato a vivere per almeno i prossimi cinque anni.

Visitò il sito del Globe per controllare le ultime notizie dal mondo visto che non comprava un giornale e non seguiva un notiziario da almeno due settimane, infine chiuse tutto e vuotò il contenuto del bicchiere. Ripose il bicchiere nel lavello, spense il forno e lo lasciò con lo sportello aperto, in maniera tale che i croissant si tenessero in caldo ma non si bruciacchiassero.

Si diede un’occhiata intorno per constatare che tutto fosse in ordine e controllò il grande orologio in legno appeso alla parete di fronte: erano le undici meno venti e Eleonora sarebbe dovuta passare per le dieci. “Probabilmente ci avrà ripensato.” Rimuginò leggermente deluso. Sistemò il cestino di vimini sul ripiano di marmo vicino al forno e si avviò in camera da letto.

Nel grande letto matrimoniale al centro della stanza trovò Eleonora che lo aspettava distesa nel mezzo completamente nuda. Lo spettacolo era fantastico; le sue forme morbide e sinuose si confondevano con le lenzuola di seta nera, rendendo i contorni del corpo stranamente sfocati e indecifrabili. Il seno abbondante disegnava dolci curve declinando leggero sui lati, le braccia muscolose poggiavano i gomiti sul materasso sostenendo il peso del busto inclinato verso l’alto, gli addominali ben allenati risaltavano contratti dallo sforzo della posizione e le lunghe gambe piegate leggermente arrivavano a congiungersi col bacino in un piccolo cespuglietto ricciuto. Anche il suo viso sembrava più bello del solito, incorniciato in una cascata di capelli ondulati che ricadevano disordinati sulle spalle e le conferivano un fascino soave.

«Mi chiedevo quando saresti arrivato; cominciavo ad annoiarmi tutta sola in un letto così grande!»

Mark si avvicinò al letto e si inginocchio in modo tale da trovarsi faccia a faccia con lei. Scrutò i grandi occhi che già l’avevano colpito quando aveva conosciuto la ragazza quel pomeriggio in agenzia e le belle labbra carnose che la sera prima aveva baciato solo per poco, frettolosamente, per paura di essere scoperti. Con una mano scostò una ciocca ribelle che nascondeva la sua bella guancia rosata; poi liberò anche la spalla lasciando che quella marea nera le ricadesse sulla schiena.

La sfiorò piano sul seno sinistro, seguendo il contorno della sua linea vellutata fino al punto in cui si congiungeva con l’ascella. Le passò l’indice su quella zona così sensibile e la sentì fremere al tocco del suo dito. Si spostò rapidamente, seguendo la direzione dei fianchi fino a raggiungere il suo ombelico. Qui si fermo, ammirando la fossetta perfetta al centro del ventre piatto e continuò a girarci intorno, descrivendo cerchi concentrici ogni volta più piccoli, fino a quando il dito non scivolò all’interno restando intrappolato.

Liberò l’indice da quella piccola cavità e ritornò sul seno che da sempre l’aveva attratto più di ogni altra cosa e qui si soffermò a giocare con la grande areola rosa, così morbida e liscia al contatto col polpastrello, e col piccolo capezzolo che sembrava sul punto di scoppiare per la tensione e richiedeva che qualcuno si occupasse urgentemente di lui. Lo accarezzò piano, facendolo scorrere prima sotto il palmo della mano poi sotto le dita, quindi sollevò il braccio e si fermò di colpo.

«Che ne diresti di occuparti anche delle mie parti basse?!» Fu l’invito di lei dopo qualche minuto. «Il contatto del corpo nudo con la seta e la tua mano che mi accarezza mi hanno eccitata molto.»

Prontamente Mark si alzò e girò intorno al letto, sistemandosi proprio ai suoi piedi. Sollevò delicatamente il polpaccio destro di quella splendida creatura e cominciò a baciarlo lievemente, esercitando al contempo col pollice una pressione decisa sulla pianta del piede che reggeva nella mano.

Dopo pochi minuti, trasferì le sue attenzioni sul ginocchio e poi sulla parte interna della coscia, morbida come la seta delle lenzuola, profumata e dolce come una pesca matura. Rimase in quella zona per lungo tempo visto che lei sembrava gradire molto quel tipo di attenzioni, poi si spostò ancora sul suo ombelico per riprendere, questa volta con la lingua, il gioco che era stato costretto ad interrompere poco prima.

Eleonora cominciava a sentirsi esasperata; lui continuava a baciare e succhiare e accarezzare le sue principali zone erogene e questo in altre circostanze le avrebbe fatto enormemente piacere, ma ora si sentiva troppo eccitata e voleva qualcuno che si occupasse della sua fica infuocata e che lo facesse quanto prima.

Affondò le mani nei capelli del suo amante e ne guidò la testa fra le gambe divaricate, sperando che lui intuisse i suoi desideri. Lui per tutta risposta si tuffò nelle sue labbra umide e carnose, bevendo con golosa avidità il succo d’amore di quel vasetto di miele profumato e movendo la lingua con lenta delicatezza, quasi per timore di sciupare una rosa così delicata.

Quei suoi modi lenti e leggeri l’avevano portata ad un tale stato di ipersensibilità che cominciava a sentirsi stranamente dolorante; le facevano male i capezzoli, le grandi labbra, grosse e ardenti come non mai, e il clitoride, gonfio e pulsante come un minuscolo pene sul punto di eiaculare. E in aggiunta a quelle che erano le sensazioni del momento c’era il suo desiderio per quel ragazzo; ogni volta che si erano incontrati l’alchimia dei loro corpi era stata perfetta e tutte le volte si erano sentiti reciprocamente attratti ed erano sempre stati sul punto di soddisfare questo loro desiderio, ma ogni volta qualcosa o qualcuno li aveva frenati costringendoli ad arginare il fiume in piena della loro passione che di volta in volta si era fatto più grosso e impetuoso. Avrebbe preferito essere presa con selvaggia e animalesca passione, qualcosa insomma che allentasse quella insopportabile tensione, ma lui sembrava deciso a farla impazzire.

Spinse con più forza il viso di Mark sulla sua fica e per un attimo lui sembrò aumentare il ritmo della stimolazione. Aveva preso a succhiare le piccole labbra e questo le aveva procurato un po’ di sollievo; si portò le mani sui seni e cominciò a stringere e strapazzare i capezzoli, palpandosi con forza e decisione. Ma l’illusione durò solo pochi minuti, perché Mark si fermò nuovamente a contemplare quello splendido corpo che tremava e si contorceva tutto ad ogni suo tocco.

«Insomma, si può sapere che ti succede?» Proruppe lei al culmine della disperazione. «Sembra quasi che ti diverta a vedermi soffrire!»

«In effetti è una sensazione molto esaltante saperti così eccitata, sul punto di esplodere per la tensione, pronta a venire a ogni mio tocco e ogni volta eccitarti di più senza mai farti raggiungere il pieno godimento.»

«Tutto questo è molto crudele da parte tua!» Si era messa seduta in modo da trovarsi di fronte a lui e poterlo guardare negli occhi. «Che diresti se io facessi la stesa cosa con te?»

Allungò il braccio e prese con la mano il suo membro rigido, sorpresa per un attimo dalle dimensioni decisamente superiori rispetto a quelle che erano le sue passate esperienze. Cominciò a masturbarlo lentamente, scendendo e risalendo con esasperata lentezza ed alternando strette decise a prese più leggere. Ogni volta che arrivava alla base di quella lunga asta si soffermava ad accarezzare le sue grosse palle sode; poi si divertiva a pizzicarle e a stringerle fra le dita quel tanto che bastava a fargli trattenere il fiato, ma senza mai esagerare.

Ogni volta che lo vedeva sorridere beato si sentiva pervasa da un accesso di collera; più lei voleva godere più lui si rifiutava di concedergli quello che voleva e questo la faceva sentire furiosa, ma questa sua furia non faceva altro che aumentare il suo desiderio. Si sentiva persa in un labirinto perverso del quale non riusciva a trovare l’uscita e la cosa peggiore era che lui sembrava divertirsi molto.

Ad un tratto Mark avvicinò la mano alla sua fica e lei pensò che si fosse deciso a ricambiare le cure e le attenzioni che lei stava prestando al suo organo, ma anche stavolta l’illusione durò ben poco. Dopo aver allargato le labbra e aver fatto scivolare un dito nella vagina bagnata si era ritratto velocemente, senza lasciarle neanche il tempo di godere del contatto del dito contro la sua carne. Per tutta risposta lei lo pizzicò sulla cappella, con forza e decisione, senza cattiveria, ma spinta da un impulso che la lasciò soddisfatta mentre lui si contorceva sotto le sue dita.

«Allora, ti piaceva quando a soffrire ero io; adesso che mi dici?» Chiese in preda ad una eccitazione selvaggia mentre continuava a serrare fra pollice e indice quella carne così delicata e piena di terminazioni nervose. Da parte di lui non giunse alcuna risposta. Non che Eleonora ne volesse una; questo era soltanto un gioco per stuzzicare e aumentare le loro voglie; prima era stato lui a comandare e lei era stata costretta a subire i suoi desideri, ora dettava lei le regole del gioco.

«Sdraiati!» Ordinò dopo qualche secondo e prontamente ruotò il polso senza mollare la sua presa in modo da farlo sdraiare sul letto a pancia in su. Portò il bacino su quello di lui senza però appoggiarvisi, sostenendo il peso sulle ginocchia e continuando a stringere il grosso cazzo paonazzo.

«Adesso farai quello che dico io, chiaro?»

Il tono della voce era calmo e equilibrato, con una nota di civetteria tipica dell’universo femminile, anche se dall’espressione del viso e dalla luce negli occhi traspariva una lussuria difficile da controllare. La domanda era ovviamente retorica; Mark non aveva alcun motivo per impedirle di fare quello che voleva, tanto più che i loro desideri collimavano alla perfezione e ambedue miravano all’amplesso; oltre tutto, fino a quando lei lo stringeva in quel modo non c’erano tante possibilità di opporsi.

Lentamente lo sciolse dalla morsa che lo costringeva, quasi per timore che come un animale selvaggio caduto in trappola fuggisse improvvisamente una volta liberato, quindi si calò piano su di lui godendosi l’intensa sensazione del pene che scivola contro le pareti della vagina bagnata. Giunse alla base e si meravigliò di poter accogliere un cazzo così grosso quindi restò immobile, bloccata dalla strana sensazione che derivava dall’avere una parte di lui incastrata nelle viscere.

Contrasse con forza le fibre muscolari intorno all’utero e si concentrò su quanto accadeva all’interno del suo corpo. Poteva chiaramente distinguere la forma del grosso cazzo che premeva contro le pareti della sua vagina, poteva sentire il ritmico pulsare delle vene intorno alla sua cappella e lungo tutta la sua asta e questa sensazione di così intimo controllo provocò in lei un accesso di potere che le diede quasi le vertigini. In quella posizione sentiva di essere la dominatrice, ma sapeva di esserlo solo perché lui glielo permetteva; la cosa estasiante era sentire che lui la desiderava almeno quanto lei desiderava lui.

Con gli occhi chiusi si accarezzò piano i seni; sapeva che lui stava guardando, sentiva il suo sguardo infuocato sulla pelle e sapeva anche che lo spettacolo era di suo gradimento, lo capiva dai movimenti convulsi della parte di lui che teneva intrappolata dentro di sé. Il messaggio viaggiò rapido fino al cervello e l’orgasmo che ne seguì fu tanto rapido quanto inaspettato.

Per Mark fu una sorpresa vederla mentre si accarezzava a occhi chiusi e poi sentire quelle contrazioni pelviche che preludevano a un orgasmo da parte della sua compagna. La osservò mentre veniva, studiò l’espressione corrugata del viso, le belle guance arrossate, le labbra carnose contratte verso l’interno dal piacere intenso; si innamorò del suo collo mentre lei tirava il capo all’indietro e poi leggermente di lato, come per appoggiare sulla spalla quel peso diventato d’un tratto insostenibile e poi ancora delle sue mani esperte e leggere, che scivolavano decise su quei magnifici seni.

Avrebbe voluto restare immobile, quasi per timore di disturbare qualcosa di evidentemente eccezionale, ma la tensione intorno al suo membro era insostenibile e una serie di movimenti involontari lo scossero tutto. Non era un vero e proprio orgasmo il suo, dal momento che questo di solito comporta un’eiaculazione, ma le endorfine liberate nel corpo dal suo cervello furono le stesse.

Cristina aveva assistito alla scena sull’uscio della porta, nascosta dalla penombra e dall’eccitazione dei due amanti che tendeva ad escludere il resto del mondo dal loro universo. Si era accorta della presenza di un’estranea in casa appena uscita dalla doccia; aveva sentito il dialogo dei due e aveva intuito che poteva essere Eleonora. Per un attimo si era sentita assalire da una fitta di gelosia ed era stata sul punto di entrare urlando nella stanza per dividere i due amanti; una volta all’ingresso però la sua libido aveva avuto il sopravvento.

Si era fermata a spiare mentre lui la torturava dolcemente, divertita e eccitata dallo strano comportamento di Mark che di solito era così dolce e sempre pronto ad esaudire ogni suo desiderio. “Evidentemente non la desidera così tanto” aveva pensato quando lui, ignorando le richieste imploranti della ragazza, aveva continuato a giocare con lei come un gatto col topo; poi, osservandolo di profilo, si era accorta della sua poderosa erezione e si era meravigliata dei loro caratteri così diversi. Pur desiderandola molto Mark sapeva aspettare, per coglierne un piacere maggiore; al suo posto lei l’avrebbe presa con la foga di chi è incapace di dominarsi.

Quando lei lo aveva preso per il cazzo un sorriso compiaciuto le era salito alle labbra insieme a un sentimento di femminile solidarietà; ben presto però la gelosia aveva nuovamente mutato il suo umore quando lei si era calata piano sopra di lui. Vederlo dentro un’altra donna la faceva sentire furiosa e eccitata allo stesso tempo; cominciava a sentirsi confusa e in questo suo sbandamento emotivo la collera sembrava avere sempre il sopravvento.

Per un po’ aveva discosto lo sguardo disgustata e amareggiata, ma ben presto il profilo che un sottile raggio di sole proiettava delle due figure contro la parete l’aveva nuovamente attratta e eccitata. Osservava le mani di lei che premevano dolcemente contro quei seni che aveva tanto desiderato, il suo bel sedere tondo appoggiato sul bacino del suo uomo e le cosce muscolose che si perdevano nella seta delle lenzuola. E poi la schiena ampia che si animava a ogni movimento delle braccia e quella massa di ciocche ribelli che si agitava come mare in tempesta a ogni gesto del capo; portò una mano sul monte di Venere e cominciò ad accarezzare con delicatezza le grandi labbra, mentre esaminava con attenzione ogni centimetro di quel corpo così desiderabile.

Approfittando di un momento di incanto dei due si era portata alle spalle di Eleonora, scrutando da sopra la sua testa il viso estasiato di Mark. I loro sguardi si incrociarono per pochi febbrili secondi e lei ebbe modo di scorgere l’eccitazione e il desiderio per quella ragazza così affascinante, ma anche l’amore che provava nei suoi confronti. Non riusciva a capire da dove venisse questa sua consapevolezza, ma era certa dei suoi sentimenti come era certa che qualunque cosa fosse successa in quella stanza non avrebbe in alcun modo mutato la loro reciproca passione.

Si avvicinò ancora e abbracciò quella creatura così femminile e attraente passandole le braccia intorno al busto fino a incrociare le mani con le sue. Il primo contatto con quella pelle morbida e vellutata fu elettrizzante; sentiva i seni sodi scorrere sotto le dita mentre lei guidava i suoi movimenti, la bella schiena liscia che sfiorava i suoi capezzoli e la sua chioma ribelle che si riversava disordinata sul suo seno formando strano arabeschi sulla pelle candida.

Avrebbe voluto continuare ad accarezzarla a lungo ma spinta dalla foga e dal desiderio per quel corpo così attraente si abbandonò su di lei, lasciando che i seni pesanti premessero contro la sua schiena, stringendo sempre più forte le braccia che l’avvolgevano tutta e palpandola con indecorosa energia. Poi, per avere un contatto maggiore con ogni centimetro disponibile di quel corpo magnifico, si inginocchiò sul bordo del letto con le gambe parallele alle sue e spinse il bacino il più vicino possibile a quel sedere tondo e invitante.

Eleonora aveva sentito la presenza di un’estranea nella stanza soltanto quando questa si trovava armai alle sue spalle e aveva preso a toccarle i seni dopo averle preso le mani. Aveva capito che si trattava di una donna dalle belle mani, curate e delicate, che si muovevano sul suo corpo e dal tocco leggero dei capezzoli contro la sua schiena, ma nello stordimento dell’orgasmo e dell’eccitazione i pensieri scorrevano disordinati e non riusciva proprio a immaginare chi potesse essere.

All’inizio aveva avuto un attimo di comprensibile smarrimento durante il quale aveva continuato a stringere quelle dita estranee e a guidarle per il suo seno come in preda a uno stato catartico; poi si era rilassata sotto le sue carezze esperte e poco alla volta le aveva lasciato prendere l’iniziativa. Quando la sconosciuta si era adagiata contro di lei, premendole i grossi seni duri contro la schiena, aveva finalmente realizzato che si poteva trattare di Cristina e il pensiero del suo corpo delizioso e sensuale aveva improvvisamente aumentato la sua eccitazione.

Si trattava di una sensazione nuova e sconosciuta, perché mai prima di allora era stata accarezzata in quel modo da un’altra donna; non aveva neanche mai pensato che una cosa simile sarebbe potuta accadere, né tantomeno aveva pensato a quali sarebbero state le sue reazioni in circostanze simili. Si sorprese molto quando scoprì di essere eccitata da quelle mani leggere e esperte, ma ancora di più si sorprese quando sentì i seni della ragazza contro la sua schiena che premevano forte e distinse chiaramente i grossi capezzoli ritti che strusciavano sulla sua pelle. Si accorse di desiderarli, di volerli prendere fra le labbra per poterli succhiare amorevolmente, di voler giocare con loro e titillarli con la lingua, di volerli mordicchiare dolcemente per godere del contatto di quelle morbide sporgenze sotto i denti.

L’odore di quel corpo così simile al suo la inebriò tutta, così come il contatto con pelle liscia e le forme generose e sensuali; adorava il corpo di Mark, così forte e muscoloso, ma sentiva di adorare anche le linee delicate e gentili della ragazza che aveva alle spalle. Li desiderava entrambi e questo aumentava la confusione dei suoi sentimenti. Inoltre, nel torpore dell’eccitazione le riusciva difficile pensare distintamente a quanto accadeva dentro e intorno a lei.

Cristina cominciò a muoversi piano, spingendo lentamente il bacino contro il suo sedere, stringendola forte fra le braccia e costringendola a seguirla nel suo movimento. Eleonora non oppose alcuna resistenza e obbedì volentieri a ogni ordine che lei le impartiva con un semplice movimento del corpo; abbandonò il capo all’indietro alla ricerca del suo viso e si rilassò al contatto delle due guance morbide e lisce che si strofinavano piano. Mark scivolava lentamente dentro e fuori di lei, Cristina guidava i suoi movimenti accarezzandola al contempo per tutto il corpo e strusciandosi contro il suo: la tensione divenne rapidamente insostenibile e venne meravigliosamente per la seconda volta.

Mark si era già accorto di Cristina quando questa era sulla soglia della stanza come paralizzata e le sue reazioni iniziali non lo sorpresero più di tanto; sapeva che nell’animo della sua adorata si agitavano passioni contrastanti e desideri diversi e sapeva anche che alla fine la sua lussuria avrebbe avuto il sopravvento e tutto si sarebbe risolto nella maniera che lei stessa aveva pianificato. Tuttavia, provava un certo rimorso per quella ragazza che meno di un’ora prima le aveva dichiarato tutto il suo amore, anche se in maniera così strana e singolare, e adesso soffriva in disparte spiandolo a letto con un’altra.

Desiderava Eleonora, il suo cazzo duro fugava ogni dubbio a riguardo, ma vi avrebbe rinunciato volentieri se solo lei glielo avesse chiesto. Per un attimo si chiese se anche le sue fantasie lesbiche non fossero scomparse dopo la chiacchierata in piscina; poi aveva visto come si toccava mentre si godeva lo spettacolo dei due corpi intrecciati sul letto e ne era rimasto vagamente deluso. Aveva sperato che il sentimento che lei nutriva nei suoi confronti fosse più forte della tentazione carnale e che, quantomeno per una forma di possessiva gelosia femminile, avrebbe cercato di impedirgli di prendere un’altra donna; invece non solo sembrava indifferente a quello che in fin dei conti poteva essere considerato un tradimento, anche se strano nella forma e nelle modalità, ma al contrario sembrava proprio che la cosa gli piacesse.

Quando la vide abbracciare Eleonora fu assalito da una strana duplice gelosia: nei confronti di Cristina che sembrava preferire l’altra ragazza a lui e nei confronti di Eleonora che non aveva avuto alcuna reazione di dissenso quando due mani estranee si erano posate sul suo corpo, anzi in preda all’eccitazione aveva lasciato l’iniziativa a quella sconosciuta, contorcendosi e dimenandosi sotto le sue carezze, incurante di lui che fino a pochi minuti prima era stato l’oggetto di tutti i suoi desideri.

Il secondo orgasmo di Eleonora lo distolse dai suoi pensieri e lo richiamò alla realtà; chiunque al suo posto sarebbe stato contento e eccitato di trovarsi a letto con due creature così meravigliose e si sarebbe dato un gran da fare per accontentarle al meglio. Lui stesso in altre circostanze non avrebbe avuto alcuna esitazione a prenderle entrambe, eppure si sentiva a disagio, quasi fuori posto e a dimostrazione di questo il suo cazzo, quasi sempre duro, pendeva fra le sue gambe moscio come un porro lesso.

Cristina prese Eleonora fra le braccia e con delicatezza la aiutò a distendersi sul materasso, facendo attenzione che la sua bella testa fosse comodamente adagiata su due soffici cuscini di piume; quindi ne prese un terzo e glielo sistemò proprio sotto il sedere, in modo tale che il suo bacino fosse più in alto del resto del corpo e il suo monte di Venere in bella mostra agli occhi dei presenti. Si assicurò che le lunghe gambe sottili e abbronzate fossero ben distese e che le braccia fossero parallele al corpo, quindi si fermò ad ammirare il suo piccolo capolavoro.

Eleonora continuava a fissarla languidamente, in preda ad uno strano torpore che le sottraeva ogni energia. Non era stanca eppure di colpo si era sentita svuotata di ogni energia, i muscoli erano diventati duri e pesanti, ogni movimento difficile e faticoso. Sapeva di essere distesa accanto a Mark e istintivamente allungò il braccio per cercare un contatto con il suo corpo; sentì la sua coscia muscolosa contrarsi al contatto della mano, chiuse gli occhi e respirò profondamente.

Mark si era messo a sedere e guardava le due ragazze letteralmente esterrefatto dalla perfetta bellezza dei loro corpi. Già prima si era chiesto quale fra le due avrebbe scelto se si fosse trovato nell’eventualità di dover prendere una simile decisione; non era riuscito a darsi una risposta allora e non ci riusciva neanche adesso. Non erano solo belle, eccitanti e sensuali; entrambe erano intelligenti e spiritose, molto determinate e sicure di loro stesse, avevano un carattere aperto e socievole. L’unica differenza che aveva potuto costatare riguardava i loro gusti sessuali; Cristina da subito era apparsa libera e disinibita, mentre Eleonora sembrava più schiva e riservata, ma gli avvenimenti dell’ultima mezz’ora avevano mutato radicalmente le sue opinioni in proposito.

Il suo sguardo lasciava trasparire smarrimento e una certa confusione emotiva causata dalla situazione e Cristina se ne accorse immediatamente. Avvicinò una mano al suo viso e lo accarezzò piano sulla guancia, cercando di infondere in lui quella sicurezza che lei stessa non sapeva di possedere. Sebbene si fossero trovati soltanto da poco si sentiva molto legata a quel ragazzo che da subito aveva dimostrato nei suoi confronti una sensibilità superiore a quella che chiunque altro avesse mai espresso nei suoi confronti; con lei era stato dolce e gentile, l’aveva accontentata nei suoi piccoli capricci e si era sempre sforzato di comprendere quali erano i suoi desideri e le sue sensazioni. L’aveva trattata con rispetto e sincerità e lei da subito si era aperta con lui come con nessun altro.

Lo baciò piano sulle labbra imbronciate, a lungo, gustandosi ogni istante di quel gesto così intimo e privato, senza mai smettere di accarezzare il suo bel viso, giocando di tanto in tanto con il suo orecchio, pizzicando il suo lobo e accarezzandolo sulla nuca. Quando si staccarono lei lo accarezzò ancora per qualche minuto, sul torace e sul ventre, mentre con l’altra mano accarezzava la ragazza che aveva trascurato un po’ e che cominciava ad essere inquieta visto che nessuno sembrava occuparsi di lei.

Portò il viso fra le sue cosce, puntando alle grandi labbra, e vi si attaccò lasciva e famelica, bevendo e succhiando i dolci umori che si sprigionavano ogni volta che con la lingua accarezzava quelle invitanti carnosità. Eleonora sembrava estasiata dalle attenzioni che lei le dedicava, almeno a giudicare dai mugolii di piacere che emetteva di continuo e dai movimenti convulsi e scoordinati del bacino. Aveva preso ad accarezzare i capelli della sua amante, e di tanto in tanto spingeva la testa che aveva fra le mani contro il suo pube alla ricerca di una stimolazione più intensa. Per tutta risposta lei infilò un dito nella vagina bagnata e con la lingua si mise alla ricerca del suo clitoride.

Il corpo di quella creatura sotto di sé, i suoi odori e i suoi umori, sentirla fremere ad ogni suo tocco, la certezza di poterle procurare un orgasmo le diedero una così accesa sensazione di potere e la portarono ad uno stato di eccitazione tale che presto sentì la fica bruciare per il desiderio. Si sistemò con bacino sul ginocchio dell’altra ragazza e cominciò a sfregarsi contro di lei, prima con movimenti circolari, poi avanti e indietro, con energia e passione sempre maggiori. Avrebbe voluto Mark dietro di lei pronto prenderla con quel suo enorme arnese da perfetto macho, ma sfortunatamente lui non sembrava interessato alla cosa, almeno a giudicare dalle ridotte dimensioni di pochi attimi prima.

Con la mano libera cercò di afferrare il suo cazzo con l’intento di scuoterlo dal torpore in cui sembrava caduto e con sorpresa e delizia constatò che non solo era tornato in erezione ma che con ogni evidenza era pronto a soddisfare ogni sua fantasia. Sollevò il sedere per aria e lo guidò dentro il suo corpo, gemendo soddisfatta mentre lui la penetrava, godendosi ogni centimetro di quel grosso membro che scivolava leggero nella sua vagina bagnata e la riempiva completamente.

Quando lui arrivò in fondo ebbe un sussulto e poi un momento di stasi che probabilmente interruppe le attenzioni destinate ad Eleonora, perché quando si riprese dal suo turbamento questa si dimenava scontenta. Prontamente riprese le sue fatiche d’amore sulla fica della ragazza, mentre Mark si muoveva piano dentro di lei. Con gli oggetti del suo desiderio alle due estremità opposte del corpo, che si muovevano e facevano di tutto per stimolare il suo e il loro piacere, non le ci volle molto a venire e quando sentì l’orgasmo che le esplodeva dentro improvviso non fece nulla per trattenerlo, anzi si abbandonò all’onda di sensazioni che la travolse e la svuotò di ogni energia. Dopo pochi istanti, con una serie di lievi e sommessi mugolii venne anche Eleonora e subito dopo fu la volta di Mark che riempì Cristina con poderosi spruzzi di sperma caldo.

Simili a una scultura di Rodin, i tre rimasero a lungo immobili in quella posizione, immersi in un silenzio interrotto solo dai loro respiri affannosi e da qualche sommesso mugolio di piacere, poi si abbandonarono sul letto esausti ma soddisfatti.

La più euforica era Eleonora: non pensava che un rapporto di quel tipo potesse provocare delle sensazioni così intense; altre volte in passato aveva avuto un orgasmo solo grazie alla stimolazione orale, aveva avuto un ragazzo, pochi anni prima, che in tal senso si era rivelato un amante assai esperto, ma aveva sempre preferito la penetrazione perché era in grado di trasmetterle un piacere diverso, molto più deciso. Forse era per via della situazione così strana, del trovarsi a letto con due persone contemporaneamente, forse era merito di Cristina, che proprio perché donna conosceva meglio l’anatomia e le peculiarità del suo corpo, forse perché per la prima volta in vita sua faceva qualcosa solo perché le andava di farlo senza preoccuparsi del giudizio degli altri e senza fermarsi a valutare la bontà delle sue scelte, forse era per tutto questo e per mille altre ragioni ancora se questo era stato l’orgasmo più intenso e sensazionale che avesse mai provato.

Si sentiva leggera, su di giri, quasi alticcia; prese a baciare i suoi compagni alternamente, passando da una all’altro con spontaneità e naturalezza, alternando brevi baci sulle labbra a lunghe divagazioni per i loro splendidi corpi. Ricambiò per pochi istanti quello che Cristina aveva fatto alla sua fica leccando e succhiando la sua passera dolce, sorpresa e attratta dallo strano sapore dolciastro e dall’odore acre, quindi ingoiò il lungo cazzo di Mark.

Un misto di sperma e secrezioni vaginali le inondò il palato e una furia selvaggia le montò dentro mentre ripensava a quel lungo arnese affondato nelle viscere della sua amante. Si sistemò a cavalcioni su di lui e lo lasciò scivolare nel suo corpo, poi sull’onda eccitamento cominciò a muoversi ritmicamente avanti e indietro, spingendo con tutte le sue forze ogni volta che quella lunga asta arrivava alla fine della sua corsa e le martellava il fondo dell’utero.

Quella scena di selvaggia passione lasciò sia Mark che Cristina come inebetiti e entrambi rimasero immobili ad osservare quella straordinaria creatura che aveva improvvisamente assunto il controllo della situazione. Il primo a scuotersi fu Mark che artigliò Eleonora per i fianchi e iniziò a muoversi al suo stesso ritmo, sostenendola nella fase di risalita e accompagnandola quando si calava con forza sopra di lui.

Intanto Cristina si era messa in ginocchio sul letto e scrutava i due amanti alla ricerca della posizione migliore in cui inserirsi. Decise che preferiva avere la ragazza di fronte, per poterla osservare con più attenzione e per poter giocare con i suoi grossi seni, quindi si sistemò in modo da avere la testa di Mark fra le gambe e si calò piano sopra di lui.

Come un cucciolo affamato Mark si attaccò alla sua fica, leccando e succhiando le grandi labbra e lei si concentrò sulle splendide rotondità dell’amica. Prese una tetta in mano e la soppesò con cura, poi prese l’altra e con occhio critico ed esperto le confrontò attentamente. Afferrò i capezzoli duri come nocciole e rossi come ciliegie e li fece ruotare a lungo fra pollice e indice, poi li pizzicò con energia e iniziò a scuoterli in tutte le direzioni con movimenti lenti ma ampi che conferivano al seno l’aspetto di una grossa e invitante torta di gelatina.

Sentiva la lingua di Mark scivolare leggera ed esperta nella sua spacca vogliosa e in altre circostanze questo sarebbe stato più che sufficiente a provocarle un orgasmo coi fiocchi, ma l’immagine del suo cazzo grosso e duro che si muoveva nella fica della compagna la rendeva gelosa e furiosa e proprio per questo ancora più eccitata.

Incapace di resistere alla tensione lasciò andare una tetta che, in barba alla legge di gravità, restò immobile nella sua posa fiera ed altezzosa e si portò la mano libera alla fica alla ricerca di una stimolazione più intensa. Cominciò a toccarsi con forza e vigore da subito, premendo sul grilletto del piacere e penetrandosi con tutte le dita che di volta in volta la sua micina bagnata era in grado di accogliere, spingendo in fondo nel tentativo di raggiungere il clitoride.

Eleonora, che fino ad allora era restata ad occhi chiusi e con le mani appoggiate sui fianchi, corse in suo aiuto, dapprima accarezzandola sui seni, poi tirandola a sé quel tanto che bastava per poter infilare anche la sua mano nel piccolo pozzo del piacere.

Con due mani che si muovevano dentro di lei non le ci volle molto a raggiungere il massimo climax possibile e venne meravigliosamente proprio mentre Eleonora si piegava per prendere fra le labbra uno dei suoi grossi capezzoli rosa. Restò lì ad osservare quella meravigliosa creatura attaccata al suo seno mentre l’orgasmo la squassava tutta e le sottraeva ogni energia. Con qualche minuto di ritardo venne anche Mark e quasi contemporaneamente anche Eleonora che per tutto il tempo non aveva mai smesso di succhiare il capezzolo dell’amica.