Sensazioni

Cap 2 - Incontri

Vieni da me, fatti da me amare,
e nuovi piaceri io ti farò provare.

John Donne

Quel ragazzo, all’apparenza un po’ strano, ma soprattutto molto invadente, in realtà l’affascinava. L’aveva notato subito, praticamente da quando aveva fatto il suo ingresso nel supermercato. Con quel suo modo di fare calcolato, studiato nei minimi dettagli, quella sua camminata sensuale, disinvolta solo all’apparenza. Tutto in lui era stato predisposto per far colpo, dai jeans aderenti che mettevano in mostra un culetto grazioso e invitante, così perfetto per forma e dimensione da far invidia ad una donna, ai suoi capelli un po’ ribelli, scomposti quel tanto che bastava a conferirgli una certa aria di trascuratezza. Era il prototipo di ragazzo che fa impazzire tante donne, soprattutto quelle che si ritrovano in una fascia di età in cui un po’ di trasgressione piace, quelle più giovani comprese in un’età fra i diciassette e i ventidue anni, vogliose di trasgredire per distinguersi dalla massa, e quelle non più giovanissime fra i quaranta e i cinquanta, vogliose di trasgredire per rompere la monotonia quotidiana.

L’aveva seguito fra i corridoi, aveva studiato il suo modo di fare, era rimasta molto colpita quando l’aveva visto fermo, in contemplazione quasi estatica, di fronte allo scaffale dei bagnoschiuma. Sulle prime aveva pensato a un ragazzo molto pulito o semplicemente molto indeciso. Poi l’aveva osservato mentre apriva alcune confezioni di bagnodoccia. Con gesti lenti, molto misurati, aveva portato ogni singola confezione al naso, aveva inspirato, sempre molto lentamente per qualche istante, poi, dopo ogni confezione era rimasto per qualche attimo fermo, immobile, come rapito o forse sconcertato da quella valanga di sensazioni che l’olfatto gli comunicava.

Conosceva quel rituale perché anche lei ne era schiava, e non solo quando si recava a fare spese. Ogni mattina trascorreva tutto il tempo libero che le rimaneva, quello prima di dover correre via per non far tardi al lavoro, ad annusare i suoi profumi. Era un piacere irrinunciabile, un istinto irrefrenabile, un desiderio che nemmeno lei sapeva spiegarsi e a cui non riusciva ad opporsi. Sceglieva il profumo in base all’umore, in base alle sensazioni che il liquido nella boccetta le trasmetteva in accordo col suo stato d’animo.

Decisamente quel ragazzo le somigliava molto, e questo non faceva che accrescere la sua femminile curiosità. Lo aveva seguito ancora, lo aveva visto prendere qualcosa da uno scaffale e improvvisamente aveva sentito il desiderio di osservalo più da vicino. Si era avvicinata come spinta da un richiamo, si era posizionata in uno dei corridoi laterali aspettando che lui le passasse accanto percorrendo quello principale. Quando lui aveva voltato proprio in quello in cui lei attendeva trepidante, tutti i suoi pensieri erano andati in subbuglio.

Notò con immenso orgoglio femminile l’effetto che il suo bel corpo aveva prodotto nella mente e nell’animo di quel ragazzo così misterioso e perciò tanto attraente. I due carrelli incastrati erano stati un colpo di fortuna insperato. Lui aveva avuto il tempo di osservarla bene in tutto il suo splendore, di osservare con attenzione l’enorme carica erotica che sapeva emanare e di cui lei era perfettamente consapevole, e lei aveva avuto modo di capire che la preda era di quelle che non capitano spesso ragion per cui, se non voleva rischiare di perderla, doveva darsi da fare.

Lui invece era rimasto immobile, quasi immune alla sua bellezza. Con la coda dell’occhio lo seguì per qualche istante, poi fu costretta a svoltare per un corridoio laterale, terribilmente delusa del fallimento riportato, quasi incredula che un uomo avesse avuto il potere di resistere alle sue grazie.

Rimase immersa nella sua delusione fino a quando non lo rivide poco dopo. Lui aveva appena svoltato l’angolo del corridoio poco affollato dove lei, con un ginocchio rasente il terreno e l’altra gamba piegata a novanta grandi, prendeva un crema detergente da un ripiano posto così in basso da risultare scomodo anche per una persona dalla statura notevolmente inferiore alla sua. Lui si era arrestato alla sola vista di quella che doveva apparire come una angelica visione, almeno a giudicare dalla faccia estasiata e dall’espressione di smarrimento che gli si era dipinta in volto. In effetti, quando si rese conto che quel gesto, all’apparenza molto naturale e assolutamente innocente, aveva in realtà messo in mostra una generosa porzione della sua coscia destra, scandalosamente in evidenza anche per via dello spacchetto laterale della gonna, aveva capito anche la sua naturale reazione. Si era sollevata di scatto, aveva sorriso ancora e si era allontanata nella direzione opposta, felice questa volta di aver fatto colpo, addirittura estasiata, se non proprio orgogliosa, dell’interesse che aveva suscitato nel giovane.

Lo aveva seguito con la coda dell’occhio per un po’, poi convinta che la sua preda avesse abboccato all’esca si era diretta verso le casse, ansiosa che lui la raggiungesse quanto prima.

Non aveva dovuto aspettare molto. La voce all’altoparlante invitava tutti i clienti a recarsi verso le uscite. Il supermercato chiudeva e loro, per forza o per piacere si sarebbero dovuti incontrare, se non in coda per pagare, almeno all’uscita.

Quando raggiunse la schiera di casse si accorse, con grande gioia tutto sommato, che delle tredici casse presenti, solo tre erano in funzione. Una era di quelle con la sacchettatrice automatica, riservata a quelli che hanno tanta spesa da non riuscire a infilarla nel sacchetto in un tempo ragionevole ragion per cui, allo scopo di evitare inutili code, sono obbligati ad affidarsi a quella macchina infernale che nel novanta percento dei casi rompe le uova o buca il cartone del succo d’arancia. Un’altra cassa era affollata da un gruppo di ragazzi, evidentemente amici, che si preparavano a dare la festa dell’anno, almeno a giudicare dalle montagne di patatine, popcorn, ma soprattutto di birre e di bottiglie di super alcolici che avevano acquistato e che ora avevano intenzione di pagare dividendo la spesa a sei, come si addice a una brava compagnia di giovani festaioli. L’ultima cassa, la cassa numero undici, era perfettamente sgombra, con solo la cassiera ad aspettare gli ultimi clienti ritardatari con una espressione che rivelava l’evidente desiderio di terminare quanto prima possibile, fare il conto dell’incasso e porre finalmente termine a una giornata che doveva essere stata massacrante o semplicemente molto noiosa.

Quando vide il ragazzo imboccare il corridoio principale e dirigersi verso la schiera di casse decise di allungare il passo per precederlo verso quella che con ogni probabilità rappresentava la sua meta. Dispose con cura la sua spesa sul nastro scorrevole, attese che la commessa, avesse finito di passare tutti i prodotti sul lettore di codici a barre, chiese un sacchetto di carta, pagò il conto, e si diede da fare per riporre ordinatamente ogni cosa che aveva acquistato.

Lui la raggiunse dopo pochi istanti. Con gesti lenti sistemò la sua spesa sul nastro trasportatore assorto in chissà quali pensieri. Fu la voce della cassiera che lo richiamò alla realtà. Pagò il conto e anche lui si diede da fare per sistemare la sua spesa in un sacchetto di plastica. La cassiera intanto aveva chiuso la cassa, prelevato l’incasso e si era diretta nel piccolo ufficio.

Finalmente lui si era accorto della ragazza e si era deciso a fare la prima mossa sullo scacchiere dell’amore.

«Temevo che non l’avrei più rivista, che fosse uscita dalla mia vita per sempre e in tal caso l’amarezza mi avrebbe di sicuro sopraffatto.»

Come frase d’approccio non era male. Quel ragazzo ci sapeva fare, pensò lei. Era stato indubbiamente sfrontato; le aveva rivolto quella che a molti poteva sembrare una dichiarazione d’amore pur non conoscendola affatto ma con quel suo tono di voce e con quelle parole gentili si era rilevato estremamente galante. Aveva raggiunto l’effetto desiderato, aveva rotto il proverbiale ghiaccio; ora si trattava solo di procedere, un po’ per tentativi, sulla strada del corteggiamento.

«Anche lei vive sola. Ha comprato un quarto di pollo allo spiedo già pronto, due soli panini e tre bottiglie d’ acqua. Ne deduco che vive sola e che per stasera non avrà ospiti a cena. Il resto della sua spesa è piuttosto normale direi, niente di speciale che lasci trasparire qualcosa della sua personalità, eccezion fatta per il bagnoschiuma al pino silvestre che denota un ottimo gusto in fatto di odori, come del resto conferma il suo intenso profumo di muschio bianco. Ha scelto un profumo che le si addice molto e che, se mi permette, in unione con l’odore naturale della sua pelle dà origine a una fragranza molto piacevole. Spero non mi giudicherà eccessivamente scortese se le confido che trovo il suo odore, nel complesso, estremamente erotico.»

«A giudicare dalla sua di spesa» rispose la ragazza «direi che lei è uno di quei super macho che si vedono solo nelle pubblicità. Ha comprato solo bottiglie di vino e tanti di quei preservativi che le basteranno per una vita. Fortunatamente è un ragazzo pulito; ha comprato molti bagnoschiuma e diverse confezioni di shampoo.»

Lui portò lo sguardo sulla sua spesa per un breve istante e poi, subito, tornò a fissare il volto di quella angelica creatura. Intanto aveva ripreso a sistemare quello che aveva appena comprato nel suo sacchetto, senza mai staccare gli occhi di dosso alla ragazza che ora aspettava ansiosa una sua replica.

«Alla sua spesa manca del buon vino per accompagnare la cena. Con un pollo allo spiedo posso consigliare una bottiglia di buon rosso.» E nel dire ciò aveva preso in mano la bottiglia di vino rosso che aveva appena comprato e l’aveva mostrata alla ragazza, tenendola con la destra per il collo e facendo attenzione con la sinistra che l’etichetta fosse dritta e perfettamente leggibile.

Guardò la bottiglia con scarso interesse; i suoi sguardi erano tutti per il giovane. Era proprio bello. Se ne era già accorta prima ma ora ne aveva la certezza e in più c’era qualcosa di elegante, raffinato, nel suo modo di parlare, di muoversi, di porsi nei suoi confronti. Che fosse un individuo eccezionale oramai era fuori di dubbio, restava da capire quanto fosse effettivamente straordinario e fino a che punto era il caso di spingersi con lui.

«Unendo le nostre due spese ne verrebbe senza dubbio fuori una cenetta eccezionale,» aveva continuato il ragazzo «che ne direbbe di farmi compagnia e di dividere con me il suo pollo a casa mia?»

La ragazza lo guardò stupefatta. Fino a pochi minuti prima erano due perfetti estranei. Lui le aveva rivolto la parola mentre erano fermi a una cassa di un supermercato, non aveva ancora avuto tempo materiale per presentarsi e chiederle il nome eppure si sentiva in tale intimità da invitarla a una cena intima a casa sua. Si sentì un po’ delusa. Che fosse uno dei soliti uomini egocentrici, di quelli convinti della superiorità del genere maschile tanto da credere che una donna è una specie di geisha sempre a disposizione delle voglie di un uomo? Oppure, peggio, che avesse avuto l’impressione di trovarsi di fronte a una di quelle ragazze facili, disposte a tutto pur di farsi vedere in compagnia di un bel ragazzo?

«Non riesco a crederci,» rispose con un tono di voce calmo e intanto sentiva un violento eccesso di collera salirle da dentro «lei non mi conosce neanche, eppure mi invita a cena, a casa sua, noi due soli. O è eccessivamente fiducioso del suo fascino, oppure è un maniaco stupratore eccessivamente stupido!»

Capì di aver esagerato. Se quello era l’inizio di una relazione, sicuramente non era un buon inizio. Non voleva essere così dura, ma quello che aveva detto lo pensava sul serio. Quel ragazzo poteva essere chiunque, un perfetto boyscout oppure il maniaco di turno sulle prime pagine dei giornali. Che l’avesse agganciata in quel modo era già di per sé strano, ma che la invitasse a trascorrere una serata in casa, come una vecchia coppia collaudata, era addirittura pazzesco.

«Mi scusi.» Si affrettò a replicare lui. «Sono stato impulsivo, me ne rendo conto. Non avrei dovuto invitarla con tanta leggerezza. Lei è una donna bellissima, piena di fascino e di carisma, e questo mi ha completamente mandato in tilt. Solitamente sono più razionale nel manifestare i miei sentimenti, ma mi creda, lei è così straordinariamente bella, che credo di aver perso il lume della ragione.» Fece una pausa, cercando di cogliere nello sguardo della ragazza un barlume di speranza. Quando finalmente vide il suo sguardo raddolcirsi sperò di avere ancora una possibilità.

«Mi chiamo Mark.» E mentre scandiva il suo nome allungò la destra verso di lei.

«lo sono Jeannie.» E istintivamente anche lei allungò la mano verso lui.