Sensazioni
Cap 5 - Eccezzioni
Alle donne piacciono gli uomini taciturni,
perché credono che le ascoltino.
Claudio Chiaverotti
Era già la seconda volta che lei veniva, ed ora sentiva di dover fare qualcosa per lui. Quando si fu ripresa dal secondo orgasmo, si sollevò a sedere sul letto e cercò il suo viso. Si baciarono a lungo, prima semplicemente toccandosi con le lingue, poi coinvolgendo anche tutto il resto dell’apparato orale; sulle labbra di lui sentì il sapore della sua fica e questo non fece che aumentare la sua eccitazione. Lo costrinse a distendersi, spingendolo sul letto con tutto il peso del suo corpo, quindi gli si stese di fianco, leggermente più in basso rispetto alla sua posizione. Iniziò a giocare con i piccoli capezzoli, succhiando e mordicchiando, accarezzando contemporaneamente il cazzo rigido con un movimento regolare che partiva dallo scroto e arrivava alla base di quella lunga asta tesa. Lo torturò in questo modo per pochi minuti, poi, sempre continuando a baciarlo e a mordicchiarlo, scese con la lingua fino ad arrivare al suo sesso e lì iniziò a leccarlo con cura.
Nella mano sinistra stringeva le sue palle sode, senza esagerare, quel tanto che era sufficiente per tenerlo in costante apprensione, e con la destra pizzicava piano i due capezzoli e intanto continuava a succhiare il suo balocco eccitato. Poggiò delicatamente le labbra sulla cappella e scese lentamente, tentando di ingoiarlo tutto. A metà del percorso si accorse che non sarebbe mai riuscita a prenderlo tutto in bocca e un po’ se ne dispiacque; poi pensò a quando lo avrebbe potuto avere nella fica e si sentì nuovamente terribilmente eccitata. Iniziò a strofinare il suo sesso contro il ginocchio di lui, con velocità sempre maggiore, continuando a muoversi con la bocca sul sesso del suo compagno, poi girò bruscamente su sé stessa portando la fica in direzione del suo viso. Lo allettò con lenti movimenti del bacino, quindi, in preda ad una eccitazione troppo forte, si abbassò sulla sua faccia facendo in modo che la sua lingua fosse alla giusta portata.
Iniziarono un sessantanove sfrenato che si concluse dopo pochi istanti con un magnifico orgasmo da parte di entrambi. Lui fu il primo e lei lo seguì subito dopo; non appena sentì la bocca riempirsi di sperma caldo venne magnificamente lasciando che lui si gustasse le sue secrezioni e bevendo golosamente il nettare del suo amante. Quando ebbero finito restarono distesi una sopra l’altro per pochi minuti, il tempo necessario per recuperare le energie spese in un rapporto così intenso, continuando ad accarezzarsi dolcemente.
Quindi lei si sollevò nella sua direzione, passò il ginocchio destro intorno alla sua vita in modo da trovarsi a cavalcioni su di lui e lasciò che il cazzo del suo amante penetrasse nella sua vagina. Era così bagnata che non ebbe problemi a farlo scivolare dentro; semmai ebbe un sussulto quando si sentì riempire tutta, fino in profondità. Iniziò a muoversi piano con movimenti ampi e regolari, mentre lui le palpava entrambi i seni con le mani. Il ritmo divenne sempre più veloce, lei inarcò la schiena e entrambi iniziarono a respirare affannosamente. Lei sentì il cazzo duro che le martellava il fondo dell’utero, provocandole un dolore insieme magnifico e straziante. Presa da una incredibile eccitazione sollevò la mano destra che teneva poggiata sulla vita di lui e iniziò a toccarsi il clitoride; lui intanto con la mano sinistra si era portato sul suo culo e aveva iniziato a toccarla intorno all’ano, solleticando il suo piacere perverso.
Quando sentì il suo dito penetrarle dentro non riuscì a trattenersi:
«Sì! Sì! Ancora… spingilo più in fondo.» Non riusciva a credere alle sue stesse parole. Non si era mai comportata in quel modo con nessuno dei suoi precedenti amanti, anzi, era sempre stata piuttosto restia nell’esprimere le sue sensazioni. Eppure, improvvisamente sentiva di volere di più, voleva continuare a scopare fino a quando non sarebbe caduta sfinita, voleva godere e far godere il suo compagno, voleva che quel rapporto fosse per entrambi straordinario e indimenticabile.
Mark spinse il suo dito sempre più a fondo, movendosi dapprima lentamente, poi adattandosi al ritmo delle sue spinte pelviche. Quella doppia penetrazione aveva creato un duplice climax insostenibile, resistette finché poté, quindi venne intensamente per la quarta volta.
Quasi contemporaneamente, sollecitato dalle contrazioni vaginali di lei, venne lui, con forza ed intensità, riversando un caldo spruzzo di sperma che le inondò l’utero. La sensazione fu così violentemente intensa che lei venne ancora una volta nel giro di pochi secondi, e questa volta fu addirittura più bello di prima. Poi si abbandonò sul suo torace, respirando profondamente, godendo della intima sensazione di sentirlo ancora dentro di lei.
Restarono abbracciati per un tempo infinito, poi le si sollevò a sedere sul suo bacino, meravigliata che il cazzo fosse ancora infilato nella sua fica nonostante si fosse ridotto molto di dimensione. Osservò attentamente il suo bel viso liscio, le guance arrossate dal piacere, gli occhi socchiusi in un’espressione beata: sembrava un angelo mandato nella sua vita per donarle piacere, e non solo piacere fisico, ma anche quel piacere che deriva dall’osservazione delle cose belle. Lo baciò sulle guance e poi sulla fronte, a lungo, con dolcezza e attenzione, quasi avesse paura di rovinare una cosa così bella.
Non riusciva a credere di aver fatto l’amore con lui, di aver goduto così magnificamente e così tante volte, di averlo potuto stringere forte e soffocarlo di baci, di averlo sentito dentro il suo corpo mentre eruttava il suo piacere. Continuava a pensare alle sue mani, quelle mani forti e vellutate, che l’avevano accarezzata per tutto il corpo, guardava le sue labbra carnose e ripensava al sapore di quella bocca che le aveva offerto tanto piacere, osservava il suo corpo muscoloso e fantasticava di poterlo avere tutto per sé, sempre, in ogni momento.
Si sollevo delicatamente e scese piano dal letto, preoccupata di turbare il suo sonno leggero. Una densa dose di sperma misto a secrezione vaginali le colò giù per l’interno coscia, andando a schiantarsi sul lenzuolo color rosa.
“Dopo bisognerà cambiare le lenzuola”, pensò mentre si dirigeva nel bagno adiacente alla camera. Si guardò un attimo allo specchio e si tirò indietro i lunghi capelli biondi, poi si strofinò le guance arrossate e restò a fissarsi a lungo. Era ancora molto bella nonostante avesse quasi quaranta anni. Il suo corpo era ancora forte e atletico non aveva neppure una ruga sul bel viso regolare; in fondo era come se per lei il tempo si fosse fermato negli ultimi dieci anni e di questo se ne rendeva conto, eppure non poteva fare a meno di pensare che forse lui la trovava molto vecchia. Si sentì assalire da una strana forma di panico. Lui aveva solo diciannove anni, era nel fiore della sua giovinezza, giovinezza che lei aveva passato oramai da un pezzo. Si chiese come dovevano essere le sue amiche: probabilmente le ragazze della sua età avevano un seno più sodo e magari anche un sedere più alto. Si voltò di schiena per osservare l’immagine riflessa del suo fondoschiena e intanto si palpava il seno alla ricerca dei segni dell’invecchiamento. In quell’istante lui aprì la porta.
«La tua bellezza non finisce mai di stupirmi.» Disse non appena la vide. Lei arrossì leggermente, poi sorrise, intimamente contenta di quel complimento giunto nel momento più adatto.
«Pensavo che tu forse potresti trovarmi un tantino vecchia per te. Sicuramente le tue coetanee avranno un corpo più attraente del mio.»
«Non credo che ci siano tante donne, anche più giovani, che possano vantare un fisico attraente e sensuale come il tuo. Poi, la cosa più importante in una donna è il muscolo che hanno in testa, e ti assicuro che non scambierei il tuo cervello con niente al mondo.»
«Ti adoro anche per questo.» Andò ad abbracciarlo forte, stringendosi al suo petto e accarezzandolo per tutta la schiena. Poi gli strinse forte le due chiappe sode e disse: «Fai la doccia con me? Ti lavo la schiena!» E intanto aveva preso il suo uccello in mano e gli sorrideva maliziosamente.
«Sono sempre disponibile per una doccia con una bella donna. Ti avviso però, l’acqua deve essere bollente perché sono molto freddoloso.»
«Non ti facevo un tipo freddoloso.»
«Ho freddo solo quando sono sotto la doccia.»
Intanto erano entrati nel box a vetri che protegge il bagno da eventuali schizzi e avevano aperto l’acqua calda. Quando la temperatura raggiunse livelli ritenuti accettabili, sistemarono il telefono al sostegno fissato alla parete e iniziarono ad insaponarsi. Si toccarono le principali zone erogene senza spingersi oltre il semplice petting. Lui le lavò i seni prima con la spugna piena di schiuma, poi con le mani, premendo forte ogni volta che arrivava all’altezza del capezzolo, divertito della sensazione che il bagnoschiuma lasciava sulla pelle. Poi la lavò fra le cosce, soffermandosi a lungo sul monte di Venere liscio e depilato. Infine, le lavò la schiena, soffermandosi un attimo a contemplare sul suo splendido sedere.
Quindi fu il turno di lei che nel frattempo si era trastullata col suo nuovo balocco. Gli lavò il torace largo e muscoloso e lo massaggiò vigorosamente sull’ampia schiena, poi, mentre lei usciva dalla cabina di vetro, lui si sciacquò i capelli sotto il getto bollente e restò un paio di minuti ad ascoltare l’acqua che cadeva sulla testa.
Uscì dopo aver chiuso il rubinetto. Lei lo attendeva avvolta in un ampio accappatoio di spugna bianca, stringendo in mano un altro accappatoio, simile al suo ma di colore blu. Lo aprì e glielo porse, lui vi si infilò dentro e si fece abbracciare alle spalle mentre lei cercava di coprirlo velocemente. Restò a farsi coccolare in questa posizione per qualche minuto.
«Lo sai che la prima volta che ti ho vista, nella piscina dell’istituto, avrei tanto voluto abbracciarti come mi stai abbracciando tu adesso?»
«Me ne ero accorta, per questo mi allontanai velocemente.»
«Ero così orribile?»
«Eri semplicemente magnifico. Per questo non potevo permetterti di abbracciarmi. Non avrei più voluto liberarmi. E poi non dimenticare che ancora non ti conoscevo.»
Lui si strofinò un po’ con la schiena contro il suo petto e lei lo strinse ancora più forte.
«Sai che hai delle tette fantastiche? Posso sentirle anche attraverso la spugna, è sorprendente!»
«Smettila di adularmi, o finirò per credere a tutto quello che mi dici. Dobbiamo rivestirci, fra poco mia sorella e suo marito saranno di ritorno.»
«Che ore sono?»
«Mancano dieci minuti alle sette. Solitamente sono a casa per le sette e mezza.»
«D’accordo» rispose lui improvvisando un broncio «andiamo a vestirci.»
In camera da letto si rivestirono piuttosto velocemente. Lei indossò il tailleur nero che aveva quando era arrivata, ma prese dall’armadio una giacca di cachemire bianca per ripararsi dall’umidità della sera. Lui ogni tanto si fermava a guardarla, mentre si infilava le calze di seta nera, ad esempio, o mentre si allacciava gli ultimi bottoni della camicia. Appena furono pronti scesero in soggiorno tenendosi per mano e si sistemarono sul divano a finire il porto che avevano lasciato a metà.
Quando arrivarono gli altri inquilini della casa loro avevano già acceso il fuoco ed erano seduti sul soffice tappeto persiano disteso davanti al camino, intenti ad ascoltare un CD degli U2.
La sorella della direttrice entrò per prima e subito lanciò un urlo di gioia e sorpresa insieme. Corse incontro la sorella e la abbracciò forte, lanciandosi sul tappeto e rischiando di travolgere anche Mark in questa esagerata manifestazione d’affetto. In ordine entrarono poi il marito e una coppia di loro amici, tutti in tenuta da barca.
«Allora sorellina, come mai da queste parti? Da quanto tempo non ci vediamo? Come va il tuo nuovo lavoro? Devi raccontarmi tutto.»
«Ok, ok. Ma ora calmati per favore. Lui è Mark, un mio amico.» E con l’indice della mano destra iniziò ad indicare il ragazzo che intanto si era alzato e aspettava in disparte, leggermente imbarazzato. «Sono venuta con lui. Mark, ti presento mia sorella Sandy, quello è suo marito George e loro sono Mara e Nic.»
Mark strinse la mano ad ognuno di loro, salutando cortesemente; per ultima salutò la sorella. Lei gli prese la mano e cominciò a fissarlo dubbiosa.
«Bene, bene. Molto carino, sei il suo nuovo boyfriend. A me puoi dirlo, sono la sorella maggiore. E se ancora non lo sei sono convinta che lo diventerai presto. Che ne dici Mara, non è davvero molto sexy il ragazzo?»
«Se Elena ce lo lascia per un po’, io sarei curiosa di scoprire le sue qualità nascoste.»
Tutti risero fragorosamente a quella che a Mark parve una battuta un po’ volgare. Intanto Sandy non accennava a lasciargli la mano. Elena colse il suo sguardo imbarazzato e accorse a proteggerlo. Si frappose fra lui e la sorella, dividendoli dalla stretta che li legava, poi rimproverò i suoi amici:
«Per favore ragazzi, cercate di comportarvi bene. Soprattutto tu Sandy, non farmi fare brutte figure. Mark è troppo giovane per finire nelle grinfie di due anziane Signore come voi. Ora, che ne dite se noi donne ci ritiriamo in cucina per preparare la cena mentre gli uomini si accomodano accanto al fuoco.»
Questa volta fu George a parlare: «L’idea non mi dispiace, ma prima devo fare una doccia. Ho la salsedine dappertutto. Il mare si è ingrossato molto al ritorno e io e Nic siamo dovuti restare in coperta per le manovre di navigazione. Facciamo in un attimo, vero Nic?»
L’uomo concordò con un cenno della testa ed entrambi salirono al piano superiore. Le due donne fecero rotta verso la cucina e loro restarono da soli nell’ampio soggiorno.
«Mi dispiace che ti abbiano messo in imbarazzo.»
«Il mio amico Mark?» La interruppe lui che aveva altro per la testa «Il mio amico Mark? Spiegami una cosa, quello che è successo prima era solo una scopata fra amici?» Il tono della sua voce era un misto di collera e risentimento.
«Scusa tanto, ma cosa pretendevi? Che dicessi a mia sorella “Ecco, lui è Mark, uno studente della scuola che dirigo. Notoriamente me la faccio con i miei allievi”? Andiamo, non essere ridicolo.»
«Non pretendevo che le raccontassi tutta la storia, ma almeno una parvenza di verità.»
«Ascoltami! Non intendevo ferirti o offenderti in alcun modo. Solo che vorrei che tu capissi che la nostra situazione è molto particolare, e non mi va che tutti sappiano che mi sono innamorata di un mio allievo.»
Aveva pronunciato quell’ultima frase senza pensarci e non riusciva a credere di averlo fatto. Era vero, lo amava, ma non avrebbe voluto dirglielo, almeno non ancora e non in quella situazione. Lui ne rimase molto sorpreso.
«Così mi ami! E da quando tempo te ne sei accorta?»
«Praticamente l’ho sempre saputo, solo che non volevo ammetterlo. Questo non è né il momento né il luogo per affrontare questa discussione, non possiamo parlarne dopo?»
«Hai ragione!» Rispose lui che intanto aveva metabolizzato questo nuovo importante sviluppo del loro rapporto. «Forse è meglio che io vada. Restare qui sarebbe imbarazzante per te e per me. Puoi chiedere un passaggio a loro per tornare a Londra.»
Prese la giacca e ne cavò fuori le chiavi, poi si diresse verso la porta. Lei lo accompagnò fin sull’uscio, poi gli prese la mano e lo guardò negli occhi. Lui le sorrise intensamente.
«Anch’io ti amo. Mi sono innamorato di te quel giorno in piscina, quando ti vidi saltare dal trampolino e nuotare verso di me con la grazia di una sirena. Ci vediamo domani.» Si chinò per baciarla. Le sfiorò le labbra e lei rispose immediatamente al suo bacio. Gli passò le braccia attorno al collo, poi, quando lui stava per staccarsi, gli prese il capo fra le mani e lo guardò fisso negli occhi.
«Non andartene, ti prego.»
Lui rimase meravigliato dalla proposta. Lei lo baciò ancora e lo trascinò di forza dentro casa, lo spinse in cucina dove le altre due donne erano intente ai fornelli, poi lo baciò ancora, con passione, a lungo. Quando ebbe finito si voltò verso la sorella e l’amica che guardavano stupite.
«Devo aggiungere altro?» Chiese in tono ironico sfoggiando un radioso sorriso.
Le due amiche applaudirono calorosamente, fischiando e urlando come tifosi allo stadio. Un po’ imbarazzato Mark andò in soggiorno, si versò un bicchiere di brandy e si piazzò sul divano biposto accanto al camino. Dopo pochi minuti, lo raggiunsero gli altri due uomini, che intanto si erano lavati e si erano cambiati d’abito, e subito si lanciarono in una fitta conversazione sul mare e sulle barche d’epoca. Per Mark non fu difficile stare dietro al discorso visto che nella sua famiglia tutti erano eccellenti navigatori. Suscitò vivo interesse la sua dotta esposizione del MAS 96, il motoscafo armato silurante che la marina militare italiana aveva regalato al Dannunzio e che lui conosceva molto bene, non solo per averne studiato la storia, ma anche perché aveva avuto modo di navigarci due anni prima, quando dalla casa museo sul lago fu spostata nei cantieri navali della sua famiglia per un lavoro di restauro.
Ogni tanto, con una scusa qualunque, Elena si faceva vedere per controllare che tutto fosse a posto, poi tornava in cucina per dare una mano alle altre due donne. Quando finalmente fu pronto sedettero tutti all’ampio tavolo tondo che era in un angolo del soggiorno e fecero onore a una cena luculliana. Mark era seduto fra Nic e George, che avevano insistito per averlo fra loro e continuare il discorso interrotto, Elena era di fronte a lui e continuava a guardarlo orgogliosa e vogliosa al tempo stesso.
Dopo cena si trasferirono di fronte al camino. Questa volta Elena non si fece cogliere di sorpresa e prese posto al fianco di Mark, distendendo le gambe sull’ampio divano a tre posti perché non voleva nessun altro con loro, adagiata sul suo petto, vicino al collo per poterne sentire il respiro lento e regolare.
Tutti presero dell’amaro ad eccezione di Elena che preferì un bicchiere di Baileys. Parlarono ancora una mezz’ora, soprattutto di vecchi ricordi dai quali Mark era escluso, ma in fondo lui non ne era dispiaciuto. Ogni tanto lei sollevava leggermente la testa e lo baciava sul collo, delicatamente, senza che gli altri se ne accorgessero. Lui intanto, da dietro, aveva infilato la mano destra sotto la gonna corta, aveva scostato le mutandine e da circa dieci minuti continuava a stuzzicarle le grandi labbra.
Lei aveva capito subito quali erano le sue intenzioni e lo aveva lasciato fare anzi, gli aveva facilitato il compito portando avanti le ginocchia e spingendo indietro il sedere, in modo tale da lasciargli la fica a completa disposizione. Lui aveva iniziato ad accarezzarle le grandi labbra e lei subito si era sentita bagnare dall’eccitazione, poi aveva preso a pizzicarle leggermente e non sembrava intenzionato a smettere. La tortura cominciava a diventare insopportabile, sentiva di desiderarlo, lo voleva dentro di sé o almeno voleva che lui si desse da fare per provocare un suo orgasmo. Lui invece si divertiva a tenerla sulla corda, pungolandola quel tanto che bastava per farla impazzire dal desiderio ma senza la reale intenzione di farla godere. Alla fine, fu lei a decidere. Si sollevò in piedi e disse:
«Abbiamo avuto tutti una giornata molto intensa, ed è molto tardi, credo sia meglio andarcene a letto.»
«Sono perfettamente d’accordo.» Fece eco Nic mentre allargava le braccia e emetteva un grosso sbadiglio. Anche gli altri furono dello stesso parere.
«Io purtroppo devo andare.» Contraddisse Mark. «Domani ho un impegno al quale non posso assolutamente mancare.»
Elena fu colta da una profonda delusione. Poi si ricordò del tipo di impegno: l’indomani mattina era lunedì e lui doveva trovarsi in istituto per seguire i suoi corsi. Oramai erano le tre passate e ci sarebbero volute almeno due ore e mezza per raggiungere Londra. Questo voleva dire dormire un paio d’ore per essere in aula alle otto e trenta. Sapeva che lui aveva l’abitudine di dormire poco ma così era davvero troppo poco. Senza contare poi che lo voleva con sé per tutta la notte, specie dopo che l’aveva eccitata in quel modo. Si chiese se non fosse scorretto da parte sua approfittare in quel modo della sua carica e se il tipo di esempio che stava per dare non fosse deleterio per un ragazzo di quell’età. Poi si rassicurò del fatto che sebbene molto giovane Mark era un ragazzo maturo, con un eccellente curriculum scolastico e una intelligenza fuori del comune. Inoltre, in quella particolare circostanza, si sentiva particolarmente egoista e non ci trovava niente di male, una volta tanto, nel mettere i propri bisogni davanti al suo lavoro. Dopo un attimo d’esitazione rispose:
«Credo di poter sistemare il tuo impegno di domani. Non devi preoccuparti di niente, dormi qui stanotte e poi domani, nel pomeriggio, torneremo a Londra insieme.»
«Veramente non vorrei crearti tanto disturbo.» Ribatté lui, sorpreso della sua proposta.
«Non mi crei alcun disturbo. Se ti dico di non preoccuparti stai sereno. E poi, voglio passare la notte con te!»
Quest’ultima frase era stata pronunciato a voce bassissima nell’orecchio destro di Mark. Nessun altro dei presenti riuscì a captare un sussurro quando lei si avvicinò con le labbra alle tempie del ragazzo, come per baciarlo sul capo, e gli confidò questo piccolo segreto eccitante.
«Allora siamo d’accordo» intervenne Sandy «questa notte dormiamo tutti qui e poi domani ognuno per la sua strada. Noi dobbiamo partire presto, per cui con ogni probabilità non potremo salutarci. È stato un piacere conoscerti» disse mentre gli porgeva la mano «spero che ci sarà un’altra occasione per vederci, magari la prossima volta potete venire in barca con noi?!»
Mark le strinse la mano, la ringraziò della cortese ospitalità e le diede la buona notte. Fece altrettanto con gli altri presenti, ad eccezione di Elena che restò in disparte a guardarlo con pieni di amore e desiderio insieme. Quando gli tutti scomparvero per le scale che portavano al piano superiore lui si voltò e la prese fra le braccia:
«E così vuoi passare tutta la notte con me?» Il suo sguardo si illuminò di lussuria. «Sei sicura di quello che dici?»
«Sì ne sono sicura.» E gli mordicchiò il labbro superiore. «Ma solo se mi fai una promessa. Dopodomani ti procurerai gli appunti delle lezioni perse e andrai a parlare con tutti i professori per controllare il materiale di studio. Se non lo prometti mi sentirò terribilmente in colpa.»
«Dunque!» Il suo tono di voce era incerto, dubbioso. «Credo di poterlo promettere, ma domani ho solo una lezione di equitazione alle dodici e un incontro con il comitato studentesco alle ventidue.»
«Come è possibile che non ci siano lezioni in mattinata?» Chiese lei stupita di non sapere cosa succedesse nel suo istituto.
«Non agitarti.» Rimbrottò lui. «Ci sarà lezione regolarmente, come tutti i lunedì, solo che io non ho nulla da seguire. Ho terminato tutti gli esami dell’ultimo anno due mesi fa; è da allora che sono in vacanza.»
«Come hai fatto a dare tutti gli esami in così poco tempo? I corsi non sono neanche terminati!» Era veramente meravigliata della sua intelligenza, ma ancora non aveva capito se scherzava o se diceva sul serio.
«I corsi non sono un problema se hai gli appunti di qualche studente più anziano che ha già seguito. La parte difficile è stata convincere tutti i professori. Il vecchio direttore, il sig. Dumbmi, si arrabbiava molto quando veniva a sapere che avevo sostenuto esami che non erano del mio corso. Una volta aveva anche minacciato di espellermi.»
«Non sapevo che fosse possibile sostenere esami di anni successivi.» Ammise lei candidamente.
«E infatti non è possibile. Ma se un professore accetta di registrare il tuo voto in un secondo momento, tutto diventa facile.»
«Non finisci mai di stupirmi.» Lo attirò a sé prendendolo per il bel sedere sodo. «Puoi aggiungere il “falso in atti d’ufficio” alla lunga serie dei tuoi reati.»
«Di quale serie parli?» Chiese lui incuriosito.
«Pirateria informatica, violazione della legge sulla privacy, tentata corruzione nei miei confronti.» Elencò molto divertita.
«Non volevo corromperti, la mia intenzione era di sedurti.»
«E ci sei riuscito benissimo.» Lo baciò ancora, questa volta con passione maggiore, spingendo la lingua nella sua bocca. Poi lo prese per mano e lo condusse su per le scale.
Entrarono in camera da letto stretti in un abbraccio mozzafiato, continuando a baciarsi anche mentre si spogliavano. I vestiti volarono dappertutto, poi finalmente nudi si lanciarono sull’ampio lettone, sempre abbracciati e senza mai staccare le labbra. Lei si adagiò sul suo corpo, premendo con i grossi seni sul torace muscoloso e gli imprigionò il cazzo fra le cosce mentre con la lingua leccava il fondo del suo orecchio sinistro e succhiava delicatamente il suo lobo giocherellando con la lingua con il diamante che portava incastonato in un piccolo orecchino. Scese poi lentamente verso il suo torace e si soffermò a lungo sui piccoli capezzoli, mentre lui le accarezzava i capelli con entrambe le mani.
«Allora pelandrone! Dopo quello che hai fatto sul divano, non credi sia il caso di soddisfare le mie aspettative?»
«Hai ragione! Mi sto impigrendo, ma è così piacevole essere sbaciucchiati e accarezzati che non ci stavo pensando. Che ne dici di darmi la fica mentre ti occupi del mio pisello?»
«Finalmente una proposta ragionevole.» E mentre lo diceva ruotava con il corpo per portarsi nella classica posizione del sessantanove. Quando giunse col viso all’altezza del cazzo sollevò il ginocchio destro per scavalcare la testa di lui, quindi due mani forti le artigliarono il culo e subito dopo si sentì baciare e leccare sul pube. Immediatamente sentì inumidirsi fra le cosce, ma non era sicura se il merito fosse più dei suoi umori o della saliva del suo amante. Dopo un iniziale momento di stasi fissò il sesso del suo compagno che se stava ritto come una sentinella sull’attenti e iniziò a baciarlo sulla cappella, scendendo di tanto in tanto con la lingua fino alla base di quell’asta rigida. Durante una di queste discese si ritrovò anche a succhiare una palla ma a giudicare dalla reazione non doveva essere molto piacevole e smise subito.
Lui intanto continuava a leccarla sul clitoride e a succhiare le sue grandi labbra, bevendo golosamente tutti i suoi succhi. Ad un certo punto infilò la lingua nelle piccole labbra e iniziò a muoverla lentamente, facendola ruotare mentre leccava l’intero della sua vagina. La sensazione di piacere fu così intensa che sentì l’orgasmo montarle dentro prepotentemente. Si affrettò a ingoiare il cazzo di lui e ad andare su e giù velocemente, facendo pressione con le labbra per aumentare il suo piacere. Voleva venire insieme a lui e a giudicare dall’intensa sensazione uterina che provava doveva fare in fretta. Il suo orgasmo era ormai alle porte e infuriava selvaggiamente per affiorare in superficie ed esplodere tumultuosamente come una tempesta di piacere. Riuscì a trattenersi per pochi istanti, a fatica, il tempo necessario perché il suo amante le riversasse in bocca un caldo fiotto di sperma, poi, all’apice di una tensione insopportabile, si lasciò andare e venne meravigliosamente, contorcendosi per l’intensità del piacere e bevendo golosamente il seme del suo adorato.
Dopo l’orgasmo rimasero immobili senza toccarsi, semplicemente adagiati sul soffice cuscino del piacere. Fu lei a muoversi per prima; girò su sé stessa e si distese al suo fianco, posando il capo sullo stesso cuscino. Restarono immobili per più di un’ora in questa posizione a fissare il soffitto mentre si masturbavano vicendevolmente per stuzzicare il piacere.
Dolcemente stava scivolando in un sonno beato quando lui si voltò sul fianco e le chiese di fare ancora l’amore, ma ormai era troppo assonnata:
«Scusami tanto.» Disse senza aprire gli occhi «Sono veramente stanca, che ne dici di aspettare domattina!?»
«Che ne dici di farlo ora e poi anche domattina!» Si affrettò a controbattere deluso dal rifiuto.
«Ti prego tesoro, tutto il mio corpo si è già addormentato. Non riuscirei a fare l’amore con te neanche se lo volessi.»
«Ma mi hai tenuto in erezione per tutto questo tempo.» Protestò debolmente lui.
«Facciamo così: adesso io mi giro sul fianco e tu mi abbracci da dietro. Poi me lo infili dentro e te ne stai buono finché non ti addormenti». Detto questo si girò sul fianco sinistro e si rimise a dormire. Dopo pochi secondi, sentì il cazzo del suo giovane amante che si infilava nella fica; si mosse pigramente per un po’, poi si fermò e l’abbracciò. Si addormentò con la piacevolissima sensazione di avere una parte del suo uomo dentro di lei e dormì profondamente come non le capitava da tanto.